LA TRAGEDIA DI CORINALDO

Corinaldo: spray urticante, sicurezza e il doppio concerto che non è mai iniziato

Nella stessa serata due eventi di Sfera Ebbasta, a Rimini e nelle Marche: quelle sliding doors che si aprono per le scelte di altri

di Gian Luca Rocco
09 Dic 2018 - 14:33
 © dal-web

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I fatti di Corinaldo sono il frutto di una catena di eventi difficilmente prevedibile, ma non del tutto inevitabile. Forse si potevano vendere meno biglietti. Se nessuno avesse usato lo spray, non sarebbe successo niente. Se il ponte fosse stato più largo, avrebbero sfollato senza accalcarsi. Se la balaustra fosse stata più resistente, i danni sarebbero stati limitati. Tutte responsabilità penali che dovranno e saranno accertate e perseguite. Ma c'è da aggiungere un altro se: se il concerto fosse iniziato puntualmente come da programma (intorno alle 22,30) all'ora della tragedia i ragazzini accompagnati dalle madri sarebbero stati diretti a casa, con nelle orecchie il trap del loro idolo e negli occhi una serata indimenticabile. Mentre i più grandi sarebbero rimasti a ballare e bere per continuare la loro serata magari sopra le righe, ma non più di mille altre volte in mille altri locali italiani.

E limitiamoci sempre ai fatti. Perché il concerto o dj set non era ancora iniziato? Semplice. Perché il cantante, Sfera Ebbasta, era impegnato in un'altra serata, organizzata contemporaneamente a quella di Corinaldo. Evidentemente pensando di avere, dopo Padre Pio, il dono dell'ubiquità e poter essere in due posti nello stesso momento. Non è l'unico: quella di due serate, due esibizioni nella stessa data è una prassi quasi abituale per tanti artisti. Ma visto che questo non è materialmente possibile, dopo aver festeggiato il suo compleanno a Riccione, infatti, Sfera ha scelto di cantare prima a Rimini, all'Altromondo, storica discoteca romagnola, dove comunque è arrivato in ritardo. Forse anche lì c'era più gente del dovuto. Ma, guarda caso, non è successo niente. E il pubblico era lo stesso di Corinaldo. Gli stessi ragazzini adoranti, gli stessi genitori che scuotevano la testa davanti a quella musica che non capiscono, il loro venerdì sera dedicato alla passione del figlio. Gli stessi ventenni mezzi sbronzi e in serata da rimorchio. Tutta gente che è tornata a casa contenta o magari anche arrabbiata, perché la performance del loro beniamino è finita prima del previsto, solo cinque canzoni e mezz'ora di musica. Sfera doveva infatti correre a Corinaldo, ad oltre un'ora di macchina di distanza, dove non è mai arrivato. Perché a Corinaldo c'era qualcuno con addosso dello spray al peperoncino, sfuggito ai controlli, introdotto chissà come e chissà perché. Qualcuno a cui bere, magari fumarsi una canna, fare un po' di casino in pista, fare sesso nel bagno della discoteca, cantare e ballare fino a tirare mattina, non basta più per divertirsi. Qualcuno che pensa quanto sia figo spruzzare in aria una sostanza urticante in mezzo a una folla di persone, giusto per vedere che effetto che fa. Come se Piazza San Carlo, ma anche decine di altri episodi negli ultimi anni in giro per per l'Italia e il mondo, spesso con bilanci pesantissimi, non fosse stato un monito sufficiente.

E così qualcuno è arrivato a casa, felice o arrabbiato, ma sano e salvo. Altri, usciti anche loro per divertirsi, non sono stati così fortunati, morti, feriti o scioccati per sempre per colpa di chi non sa più cosa fare per divertirsi. Sliding doors che si aprono e si chiudono. Sliding doors che non si possono scegliere, perché qualcuno, e non è il destino, ha scelto per te. Qualcuno che ha scelto di vendere qualche biglietto in più. Qualcuno che ha scelto di aprire la porta sbagliata. Magari qualcuno che ha deciso di controllare la solidità della balaustra in un'altra occasione. Qualcuno che pensa che fare due concerti nello stesso momento sia normale. Ma soprattutto qualcuno che ha scelto di dover cercare un divertimento sempre più estremo: perché a qualcuno serve uno spray maledetto per passare il tempo aspettando un concerto che non inizia e non inizierà mai.

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