Borrelli: "80.572 positivi (+ 2.937), 727 morti e 1.118 guariti". Il governatore Fontana: "In Lombardia non c'è incremento"
Il totale dei positivi al coronavirus in Italia è 80.572, con un incremento di 2.937 nelle ultime ore. Sono decedute altre 727 persone per un totale di 13.155. Secondo il commissario Angelo Borrelli, "ci sono 1.118 guariti in più (16.847 in tutto) e 28.403 ricoverati (4.035 in terapia intensiva)". Con la curva dei contagi che resta ferma, il governo prolunga la serrata dell'Italia fino al 13 aprile, il giorno di Pasquetta.
Crescita stabile anche in Lombardia dove, spiega l'assessore al Welfare, Giulio Gallera, "i positivi sono 44.773, con un incremento di 1.565, più alto rispetto a ieri (+ 1.047), ma abbiamo effettuato più del doppio dei tamponi".
Il nuovo decreto del presidente del Consiglio, in vigore dal 4 aprile alla scadenza dei precedenti provvedimenti, conferma dunque tutte le misure già in atto, dalle limitazioni agli spostamenti alla chiusura delle attività non essenziali.
E prevede una ulteriore stretta per tutti gli sportivi. A partire da sabato "sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati" e "sono sospese le sedute di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, all'interno degli impianti sportivi di ogni tipo".
La curva del contagio continua a rallentare, tanto che rispetto a una settimana fa l'incremento totale dei contagiati è passato dal 7,53 al 4,52% e quello degli attuali positivi dal 6,28% al 3,78%. Un discorso che vale anche per le terapie intensive e per le vittime: l'incremento delle prime è sceso dal 2,74% allo 0,30% e quello dei morti da 10,01% a 5,85%. Ma i numeri assoluti restano comunque impressionanti: 80.572 persone attualmente malate, di cui oltre 28mila in ospedale, 4.035 nelle terapie intensive, 13.155 vittime, con un incremento in un solo giorno di altre 727 persone.
© Ansa
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Raddoppiati le morti al Nord Anche i dati dell'Istat confermano le dimensioni della catastrofe: a marzo, dice l'Istituto di statistica, sono raddoppiati i decessi al nord rispetto alla media 2015-2019; a Bergamo l'incremento è del 337%; a Brescia, Piacenza e Pesaro oltre il 200%. Bisogna dunque continuare con le misure e con i sacrifici, per evitare la saturazione degli ospedali e delle terapie intensive. E per impedire che il contagio arrivi in maniera massiccia al Sud, che è la vera paura di tutti gli esperti in questo momento poiché se dovesse avverarsi uno scenario simile le strutture sanitarie non reggerebbero l'urto.