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E' l'idea innovativa di un medico, il dott. Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia, e di un'azienda di Brescia, la Isinnova, per dare il proprio contributo nella lotta al Covid-19
di Giorgia Argiolas© Ansa
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Una condivisione del sapere messa al servizio degli altri ha portato alla trasformazione di una maschera da snorkeling in un respiratore. E' l'idea innovativa di un medico, il dott. Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia, e di un'azienda di Brescia, la Isinnova, per dare il proprio contributo nella lotta al coronavirus. "Il dottor Favero ha avuto l'idea e ci ha contattato per chiederci di realizzare il progetto. La carenza di maschere C-Pap ospedaliere per terapia sub-intensiva si sta rivelando un problema concreto in questa situazione di emergenza, così noi abbiamo pensato di dare il nostro aiuto in questo modo - spiega a Tgcom24 Cristian Fracassi, ingegnere e ceo di Isinnova - Anche se la nostra vita è cambiata radicalmente, siamo felici, perché abbiamo fatto qualcosa che nessuno aveva mai fatto. In un momento in cui tutti hanno paura anche i piccoli gesti possono fare la differenza".
Tutto è partito dopo aver realizzato valvole stampate in 3D per i macchinari di terapia intensiva. L'ospedale di Chiari (Brescia) aveva finito le valvole dei respiratori usati per i malati di Covid-19 e ha lanciato una richiesta d'aiuto alla città per poterne avere delle altre di ricambio in tempi rapidi. La start up Isinnova ha risposto e in 24 ore ne ha stampate in 3D un centinaio, subito utilizzate.
Poi l'idea delle maschere: "Abbiamo accettato di collaborare con il dott. Favero, il quale è poi venuto in azienda a farci una lezione di anatomia sul funzionamento di polmoni, alveoli, virus e polmonite. Dopodiché abbiamo contattato Decathlon, in quanto ideatore, produttore e distributore della maschera Easybreath da snorkeling. Sapevamo che aveva centinaia di pezzi in magazzino, quindi abbiamo deciso di contattare l'azienda, che si è mostrata molto disponibile. Ci ha fornito il disegno della maschera, noi l'abbiamo smontato e studiato. E' stato poi disegnato un nuovo componente per il raccordo al respiratore, che abbiamo chiamato valvola Charlotte e abbiamo realizzato in breve tempo tramite stampa 3D", aggiunge Fracassi. Il tutto è stato fatto senza scopo di lucro.
Il prototipo è stato testato all'ospedale di Chiari e funziona. "A oggi - dice - abbiamo consegnato 5/10 pezzi. Inoltre, la maschera può essere collegata direttamente all’ossigeno tramite la presa a muro, rendendo non necessario il respiratore. Abbiamo smosso le acque perché abbiamo dato un'alternativa in più alle cure".
"La maschera è stata brevettata per evitare speculazioni, ma chiunque potrà stamparla liberamente, a condizione che non sia utilizzata a scopo di lucro". Attenzione, però. La maschera e il raccordo valvolare non sono certificati. Possono, quindi, essere utilizzati solo in casi di estrema necessità e, in primis, occorre che il paziente mostri di essere consapevole che si tratti di dispositivi biomedicali non certificati, firmando una dichiarazione scritta.
Un'idea brillante che ha stravolto le vite dei lavoratori di Isinnova. "Noi l'abbiamo fatto per aiutare in un momento difficoltà - spiega - ma ora siamo tempestati di richieste. Non possiamo far fronte a tutte, perché io ho due braccia e 5 collaboratori. Questi 9 giorni sono stati pazzeschi, ho dormito forse 4 ore a notte, ho perso 6 chili e non vedo mia moglie da una settimana. Ci contattano da tutto il mondo: medici; cittadini; ma soprattutto testate, la Cnn, il New York Times. Mi ha chiamato anche il segretario della Difesa degli Stati Uniti".
"Sono stanco sì, ma anche felice - conclude Fracassi -. Siamo stati i primi ad realizzare un prodotto simile. In più, ci arrivano migliaia di richieste di supporto, dai bambini che dicono di voler avviare una raccolta su Facebook per comprare maschere ad altre aziende che vogliono aiutarci fino a ad agenzie viaggio che ci invitano gratuitamente alle Cayman".
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