L'infettivologo a NewsMediaset: "Possiamo forse con questo dare anche un po' una mano alla futura ricerca sui vaccini"
"Il nostro laboratorio ha appena pubblicato uno studio su 52 sequenze virali, tutte ottenute in Cina, che ci ha consentito di datare tra la fine di ottobre e la prima metà di novembre la comparsa del virus come virus in grado di infettare l'uomo". A parlare è Massimo Galli, direttore dell'Istituto di scienze biomediche dell'Ospedale Sacco di Milano, che spiega a NewsMediaset come lui e il suo team sono riusciti a isolare il ceppo italiano del coronavirus.
"Per capirci – continua Galli – il virus è arrivato dall'Oriente, parliamo di 'italiano' perché isolato in persone italiane che non risulta abbiano avuto contatti con la Cina - cioè con il Paese dov'è nato il problema - ma che si sono infettati qua, contagiati da altre persone che non sappiamo se hanno o no viaggiato in Cina. Quindi è un virus che ha circolato in Italia".
La sequenza molecolare del virus serve a capire come e quando è avvenuto il contagio. "Possiamo forse con questo dare anche un po' una mano alla futura ricerca sui vaccini perché abbiamo comunque la eventuale variante Italia", afferma Galli.
"Sui ceppi italiani – conclude – ma ancora di più sulle sequenze che si potranno e che stiamo estraendo insieme ad altri laboratori dai campioni dei pazienti, potremo ricostruire l'evoluzione del virus in Italia e vedere se riusciamo a capire attraverso questa evoluzione quando è possibile datare il suo arrivo nel nostro Paese".
Lo studio - La ricerca citata da Galli - in via di pubblicazione sul Journal of Medical Virology e accessibile sul sito MedRxiv - è stata condotta nel dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell'Ospedale Sacco di Milano e nel Centro di ricerca di Epidemiologia e sorveglianza molecolare delle infezioni (Episomi), che fa capo all'Università Statale di Milano. Si deve ad Alessia Lai, Annalisa Bergna, Carla Acciarri, allo stesso Galli e Gianguglielmo Zehender.