LA SITUAZIONE DELLA PANDEMIA

Coronavirus, venerdì si decide sulle nuove strette nelle Regioni | Verso apertura nuovi Covid hotel

Friuli, Emilia-Romagna e Veneto intanto si apprestano a varare ordinanze più restrittive rispetto a quanto imposto dall'ultimo Dpcm

11 Nov 2020 - 22:10
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L'epidemia di coronavirus continua a flagellare l'Italia. Per alleggerire lo "stress" delle strutture sanitarie, il governo sta valutando la possibilità di aprire nuovi Covid hotel e di rafforzare la presenza di Esercito e Protezione Civile. Bisognerà attendere venerdì per eventuali nuove strette con la creazione di ulteriori zone "arancioni" o "rosse", anche se alcune Regioni si sono "portate avanti" con ordinanze più restrittive.

Solo venerdì si decideranno le nuove strette Con i contagi che hanno superato la soglia simbolica del milione di casi e con quasi 29.500 persone ricoverate nei reparti ordinari degli ospedali, un numero mai raggiunto neanche durante la prima ondata, la necessità di frenare rapidamente la curva dei contagi resta la priorità del premier Giuseppe Conte e della maggioranza. Il governo non si muoverà però prima dell'arrivo dei nuovi dati, sia perché le misure introdotte con i Dpcm del 24 ottobre e del 3 novembre cominciano a produrre i primi, seppur minimi, effetti positivi, sia perché saranno solo e soltanto i parametri "oggettivi e scientifici" a determinare eventuali passaggi da una zona all'altra.

Le Regioni "a rischio" Il passaggio comunque appare scontato per le 4 Regioni per le quali il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro ha chiesto un anticipo delle misure restrittive: Campania, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. "Dobbiamo aspettarci che in base al flusso dei dati e ad un'accurata analisi con i parametri stabiliti", conferma il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, alcune Regioni possano vedere un "innalzamento del loro livello di guardia".

Emilia-Romagna, Friuli e Veneto verso nuove ordinanze regionali La linea del governo non esclude però che le Regioni possano fare ordinanze più restrittive e procedere in autonomia, ad esempio per limitare l'apertura dei negozi nel fine settimana. Ed è infatti su questa strada che si stanno muovendo Emilia-Romagna, Veneto e Friuli che sono attualmente in zona gialla ma alcuni parametri le collocano nello scenario 4, il peggiore. L'obiettivo dei governatori è quello di anticipare le misure per tentare di finire "solo" in zona arancione e ridurre l'impatto sull'economia dei territori e non "scivolare" invece in zona rossa.

"Ci saranno tre ordinanze, una per ogni regione" spiega il governatore del Veneto Luca Zaia sottolineando che i provvedimenti saranno diversi ma seguiranno tutti lo stesso principio: evitare "gli assembramenti" e far rispettare "le regole, per chi non se le è fatte ancora entrare in testa". Una delle misure potrebbe riguardare bar e ristoranti: l'ipotesi è quella di mettere la consumazione obbligatoria al tavolo e ridurre il numero di persone che possono stare sedute rispetto alle 4 indicate nel Dpcm, ha detto il presidente del Friuli Massimilano Fedriga. E ci saranno interventi anche per limitare gli spostamenti e regolare l'apertura dei negozi, in vista del fine settimana, per non ripetere le scene dello scorso weekend.

La situazione campana Non si muoverà invece il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che da tempo invoca un lockdown nazionale e che è  tornato a chiedere al prefetto la "rapida definizione" di un piano di controlli di polizia che possano evitare i "clamorosi assembramenti fuori controllo" visti a Napoli. Ecco perché il governo ha deciso di accelerare: per ovviare allo stress delle strutture sanitarie, si interverrà con l'Esercito e con nuovi Covid hotel. A Napoli, dice chiaramente il capodelegazione M5s Alfonso Bonafede, "lo Stato deve far sentire la sua presenza".

In Campania si attende il Comitato operativo della Protezione Civile nel quale il capo del Dipartimento Angelo Borrelli dovrà valutare con la Regione quali sono le esigenze prioritarie e definire gli interventi. De Luca aveva già chiesto dei medici, ma non è escluso possano anche essere inviati uno o più ospedali da campo, tenendo conto che nei magazzini del Commissario per l'emergenza Domenico Arcuri ci sono ancora 1.300 ventilatori per le terapie intensive, se fosse necessario potenziare le rianimazioni.

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