Via Crucis in una piazza San Pietro deserta a causa del coronavirus
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Le meditazioni sono state scritte, tra gli altri, da cinque persone detenute e da un magistrato di sorveglianza
Rito della Via Crucis in piazza San Pietro, invece che al Colosseo come di consueto, e senza la presenza dei fedeli a causa dell'emergenza coronavirus. Tutto l'itinerario è segnato da fiaccole a terra. Le meditazioni sono state scritte, tra gli altri, da cinque persone detenute, da una famiglia vittima di un reato di omicidio, da un magistrato di sorveglianza e da un agente di polizia penitenziaria.
Il cammino della Croce è stato condotto da due gruppi: quello del carcere Due Palazzi di Padova e quello della Direzione Sanità e Igiene del Vaticano. Così, sul Golgota, Papa Francesco porta un ex detenuto, il direttore del carcere, il vicecommissario della polizia penitenziaria, un agente della polizia, la volontaria Tatiana Mario, il cappellano don Marco Pozza e cinque tra medici e infermieri della Santa Sede.
Le meditazioni quest'anno sono scritte dai detenuti del carcere e da chi con loro è, in qualche modo, in relazione. Tra le stazioni risuonano le loro storie: il pusher, i genitori di una vittima di femminicidio, il sacerdote accusato ingiustamente di pedofilia e assolto dopo otto anni di processo. "Somiglio più a Barabba che a Cristo", scrive un ergastolano. "Eppure la condanna più feroce rimane quella della mia coscienza: di notte apro gli occhi e cerco disperatamente una luce che illumini la mia storia". Bergoglio non aggiunge un discorso al termine del rito, come fa di solito. Quest'anno, bastano i pensieri di chi soffre.
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