La Giornata della Memoria: cosa si ricorda il 27 gennaio
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Il presidente della Comunità: "Non capiamo come sia stato possibile concedere l'autorizzazione in una ricorrenza che è internazionale, per di più nel contesto del 7 ottobre, massacro antisemita come non se ne vedevano dai tempi del nazismo"
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La Comunità ebraica di Roma chieda che il corteo pro Palestina, organizzato proprio per il 27 gennaio, Giorno della Memoria, venga vietato. Quella manifestazione, ha affermato il presidente Victor Fadlun, "sarebbe una sconfitta per tutti. Non capiamo come sia stato possibile concedere l'autorizzazione in una ricorrenza che è internazionale, per di più nel contesto del 7 ottobre, massacro antisemita come non se ne vedevano dai tempi del nazismo. Alle istituzioni, nazionali e locali, chiediamo di impedire questa vergogna".
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"Alle istituzioni, nazionali e locali, chiediamo di impedire questa vergogna", ha proseguito Fadlun, perché "sarebbe una sconfitta per tutti". Per il presidente della Comunità ebraica di Roma è "inspiegabile" l'autorizzazione anche "per le possibili conseguenze sull'ordine pubblico" e la sicurezza di Roma "e per la ferita della Shoah che si riapre facendo sanguinare il cuore di ogni ebreo".
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La polemica era esplosa martedì, dopo un post sui social dei movimenti palestinesi che annunciava la manifestazione per il 27 gennaio. Un corteo nel Giorno della Memoria, si legge, per "smascherare le incoerenze e le ipocrisie di un sistema... che si batte il petto per le vittime di un genocidio già avvenuto mentre volta lo sguardo indifferente e complice di un genocidio in corso". Nel post, il movimento degli studenti afferma di "rispettare le vittime della Shoah" aggiungendo però che "il 27 gennaio, così com'è strutturato, è la tomba della verità della giustizia e della coerenza".
Nella convocazione il movimento ha utilizzato anche le parole che Primo Levi dedicò agli orrori dell'Olocausto: "Se comprendere è impossibile conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre". Una citazione che ha fatto scattare la risposta netta della presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni: "Lasciate Primo Levi alla nostra memoria".
Poi è giunta la presa di posizione della Comunità romana che, tra l'altro, proprio in mattinata si era riunita con il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e con l'assessore capitolino Miguel Gotor per presentare la mostra "Le parole dell'odio. Gli ebrei romani venduti ai nazisti", nella Fondazione del museo della Shoah. Occasione in cui Fadlun ha ribadito il monito sulle parole d'odio che dal 7 ottobre hanno ripreso a circolare. "La propaganda antisemita è sempre all'opera perché l'antisemitismo è sempre vivo, latente o conclamato. Pensavamo che fosse stato sconfitto, anche grazie a tante celebrazioni del Giorno della Memoria. Non è così". Ecco perché alle istituzioni la Comunità ebraica chiede "responsabilità e buon senso". Le autorità devono "assumere l'unica decisione possibile: dire 'no' alla marcia antisemita nel Giorno della Memoria".