Concordia, Schettino piange in aula: "Quel giorno sono in parte morto anche io"
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L'ex comandante, condannato a 16 anni di reclusione nel 2017, sta scontando la pena nel complesso di Rebibbia, dove si sta specializzando in legge e giornalismo
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Si definisce "un capro espiatorio lasciato solo" Francesco Schettino, condannato nel 2017 a 16 anni di reclusione per il naufragio della Concordia che dieci anni fa costò la vita a 32 persone nel tratto di mare di fronte all'Isola del Giglio. "Non ho mai dimenticato le 32 vittime", ha dichiarato ancora Schettino, che da quattro anni e mezzo sta scontando la pena nel carcere di Rebibbia. Qui il 61enne si è dimostrato un "detenuto modello" e frequenta corsi universitari in legge e giornalismo.
"La gente forse non ci crederà, ma anche io ho i miei incubi", ha proseguito Schettino. A maggio 2022, dopo aver scontato un terzo della pena, l’ex marinaio potrà chiedere di essere ammesso a misure alternative rispetto alla detenzione in prigione.
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Detenuto modello - In carcere Schettino è stato definito "gentile e rispettoso di tutti", "benvoluto" secondo il cappellano. Oltre a seguire due corsi universitari, si dedica allo sport e attende gli incontri con la figlia Rossella, che per 500 giorni erano stati sospesi causa Covid.
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Il legale: "Schettino è l'unico a pagare, ma c'è stato un errore organizzativo" - Come riporta La Stampa, Schettino ha fatto sapere tramite il suo legale di "continuare a fare un percorso psicologico non facile. Anche lui in fondo è un naufrago, pensa e ripensa a quella maledetta notte e a quei trentadue morti. Lui è l'unico a pagare con il carcere, ma la verità è che all’origine del naufragio c'è stato un errore organizzativo. Si è voluto cercare un colpevole, non la verità". Ritiene di essere stato vittima "di un processo mediatico prima ancora che giudiziario".
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