Covid, Gimbe: "500mila nuovi casi nell’ultima settimana, la curva non cresce"
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La "vecchia" Omicron 1 è presente ormai solo nello 0,94% dei casi. Ma già arriva la nuova variante Xe
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La variante Omicron BA.2 del coronavirus ha definitivamente soppiantato la Omicron 1 ed è ormai responsabile di oltre il 90% delle infezioni Covid nel mondo. Secondo l'ultimo bollettino dell'Oms, nell'ultima settimana di marzo Omicron 2 è presente nel 93,6% dei campioni depositati su Gisaid, il database open delle sequenze genetiche del virus; BA.1.1 è nel 4,8% dei test e la "vecchia" Omicron 1 conta ormai solo per lo 0,94%. Intanto, però, si affaccia all'orizzonte la nuova variante Xe.
Per Xe, sottolinea l'Organizzazione mondiale della Sanità, le prime stime suggeriscono che abbia un vantaggio del 10% in termini di trasmissibilità rispetto a BA.2, ma "la scoperta richiede ulteriori conferme".
Omicron 2 variante dominante da febbraio Su scala globale, la variante BA.2 ha cominciato a prendere piede già nelle prime settimane dell'anno per superare BA.1 nella seconda metà di febbraio. Attualmente è ovunque, oltre il 90%, salvo che nelle Americhe, dove è ancora al 65,79%. Per quel che riguarda le caratteristiche di BA.2, il report ricorda che secondo le ultime ricerche, un'infezione con BA.1 conferisce una protezione prossima al 95% contro BA.2 e, nei casi di reinfezione, i sintomi sono lievi.
Variante Xe più trasmissibile Non si riscontrano invece perdite di efficacia per i trattamenti rispetto a Omicron 1 né per i test diagnostici, sia quello molecolare sia quelli rapidi. Resta allo studio la situazione delle nuove varianti frutto di ricombinazione come quella Xe, della quale al 29 marzo erano state depositate circa 600 sequenze. Le prime stime suggeriscono che abbia un vantaggio del 10% in termini di trasmissibilità rispetto a BA.2, ma "la scoperta richiede ulteriori conferme".
"Elevato rischio che emergano nuove varianti" Indipendentemente da Xe, il rapporto avverte che "il tasso di evoluzione e il rischio che emergano nuove varianti, comprese quelle ricombinanti, è ancora molto elevato". Per questo desta qualche preoccupazione il calo delle sequenze depositate su Gisaid: erano più di 284mila la prima settimana dell'anno per scendere a poco più di 65mila nelle ultime settimane di febbraio. "Sebbene la diminuzione delle sequenze sia coerente con la tendenza generale nei nuovi casi osservati a livello globale, può anche riflettere i cambiamenti nelle politiche di sorveglianza epidemiologica in alcuni Paesi", si legge.
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