I camici bianchi chiedono, tra le altre cose, il potenziamento della rete territoriale della medicina generale, il rafforzamento degli organici degli uffici di igiene e sanità pubblica e nuove assunzioni
Medici di famiglia e pediatri di libera scelta hanno proclamato lo stato di agitazione. "In questa seconda fase della pandemia - dicono - stiamo assistendo non solo al collasso degli ospedali e dei pronto soccorso, ma anche al collasso del territorio". I camici bianchi chiedono, tra le altre cose, il potenziamento della rete territoriale della medicina generale, il rafforzamento degli organici degli uffici di igiene e sanità pubblica e nuove assunzioni.
Le richieste del Sindacato medici italiani - "Basta con gli alibi. Il potenziamento dei servizi territoriali non è stato fatto e si è tradotto in una grave perdita di tempo, anche sul tracciamento", spiega il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Andrea Filippi. "La medicina generale - continua - non deve restare isolata, ma deve essere integrata con i servizi di igiene pubblica, noi siamo disponibilissimi, ma il sistema va finalmente organizzato". Il Sindacato medici italiani (Smi) denuncia inoltre: "In queste condizioni drammatiche non abbiamo visto alcun investimento strutturale per potenziare la rete territoriale della medicina generale, con l'assunzione delle Usca, con il potenziamento degli organici degli uffici di igiene e sanità pubblica, con la previsione di nuove assunzioni dei medici di medicina generale convenzionati, di guardie mediche, di medici di emergenza urgenza, pediatri di libera scelta". Lo Smi chiede anche tutele assicurative per tutti i colleghi ammalati e l'estensione della copertura Inail.
Turni massacranti e mancanza di sostituti - "I medici sono sottoposti a turni di lavoro massacranti anche a causa dei colleghi malati di covid. Sono, infatti, più di 20mila gli operatori sanitari (tra ospedalieri, medici di medicina generale e infermieri) infettati da settembre a oggi", spiegano i medici di famiglia delle sigle sindacali in stato di agitazione. I dottori di medicina generale, che lavorano spesso senza protezioni, quando si ammalano lasciano gli ambulatori scoperti e a volte non si riescono a trovare sostituti: chi rimane deve svolgere anche il lavoro degli altri. "Degli undici medici morti per covid nella seconda ondata, nove erano medici di famiglia", ricordano infine i rappresentanti della categoria.