"TROPPO BASSE"

Crac Riva, gup di Milano respinge patteggiamento: pene incongrue

L'ok dei pm era arrivato dopo l'accordo sullo sblocco di oltre 1,3 miliardi di euro da destinare al risanamento dello stabilimento Ilva di Taranto

14 Feb 2017 - 18:40

Il gup di Milano Maria Vicidomini ha respinto le richieste di patteggiamento avanzate da Adriano, Fabio e Nicola Riva, nell'ambito del procedimento sul crac del gruppo Riva Fire, a causa delle pene considerate "incongrue". Il via libera dei pm al patteggiamento era arrivato dopo l'accordo sullo sblocco, da parte della famiglia Riva, di oltre 1,3 miliardi di euro depositati in Svizzera da destinare al risanamento dello stabilimento Ilva di Taranto.

Il giudice: "Troppo pochi 1,3 miliardi da restituire" - Il giudice Maria Vicidomini ha ritenuto non solo incongrue le pene concordate, ma ha bocciato anche la cifra che la famiglia proprietaria del gruppo intende restituire di un miliardo e 330 milioni di euro. Tale somma è infatti stata considerata "troppo bassa". Tra i motivi del rigetto c'è anche il fatto che questi soldi erano stati sequestrati in riferimento al reato di riciclaggio allora contestato e non ai reati di cui i Riva rispondono nel procedimento in questione. Non è escluso che si possa arrivare a un nuovo accordo tra magistrati e difensori.

"Rischio abdicazione con intesa su rientro 1,3 miliardi" - "L'accordo" raggiunto tra la Procura di Milano e i Riva sul rientro in Italia di 1 miliardo e 330 milioni di euro "rischia di tradursi in una sostanziale e totalizzante abdicazione alla tutela di molteplici e variegati interessi non solo da parte degli imputati, ma anche del commissario straordinario di Ilva spa e del curatore speciale di Riva Fire", nei confronti di coloro che hanno il diritto ad essere risarciti. Interessi "che richiederebbero altre forme di salvaguardia". E' quanto scrive la Vicidomini nel provvedimento con cui ha respinto il patteggiamento.

Per il giudice, l'intesa che avrebbe dovuto portare allo sblocco dei soldi è in realtà una "bozza di transazione datata 2/12/2016" ed "esula dai profili strettamente risarcitori dei danni correlabili ai reati" contestati nel procedimento. "Si tratta - prosegue il giudice - di un accordo omnicomprensivo che, raggruppando in maniera generica una molteplicità di reciproche rinunce ad azioni esercitabili in sede civile, amministrativa e penale", rischia di non salvaguardare gli interessi di coloro che sono stati danneggiati dalla vicenda.

Gruppo Riva: "Immutata volontà di collaborare" - "Rimane immutata la volontà di fattiva collaborazione con l'autorità giudiziaria di Milano e di Taranto e con il Governo per la soluzione delle questioni riguardanti le problematiche dell'Ilva". E' quanto afferma il Gruppo Riva in una nota ufficiale.

Le richieste di patteggiamento - L'86enne Adriano Riva, cittadino canadese residente in Svizzera, è stato accusato di bancarotta, truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di valori. Si era accordato con i magistrati per scontare una pena pari a 2 anni e mezzo di carcere. Suo nipote, Fabio, accusato "soltanto" del reato di bancarotta, aveva invece proposto un patteggiamento della pena compresa tra i 4 e i 5 anni di reclusione, in continuazione con una condanna già diventata definitiva. L'altro nipote di Adriano, Nicola (pure lui indagato per bancarotta) puntava invece a patteggiare una pena inferiore ai due anni di carcere.

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