aveva spinto e strattonato una persona

Cremona, insulta i clienti ma "l'ambiente è stressante": cassiere reintegrato in banca e risarcito

Per il giudice il licenziamento dell'impiegato non è valido: l'istituto di credito dovrà riconoscergli 16 mesi di stipendio

13 Ott 2023 - 18:33
 © ansa

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Era stato licenziato perché aveva l'abitudine di insultare i clienti allo sportello. Nonostante ciò, il tribunale di Cremona ha deciso di reintegrare un cassiere di una banca allontanato a causa di questi comportamenti che, secondo il giudice, sarebbero stati giustificati dal fatto che si era trovato a lavorare per anni in un ambiente "stressogeno". Aveva infatti già segnalato il proprio malessere ai vertici e poco prima aveva fatto causa per demansionamento.

Il provvedimento

 Per questo il licenziamento sarà annullato e il cassiere dovrà essere risarcito con 16 mesi di stipendio. "Al lavoratore va sicuramente rimproverato- scrive il giudice di Cremona -di non aver saputo esercitare il dovuto autocontrollo manifestando all'esterno il proprio malessere in circostanze che richiedevano altro comportamento. Tale mancanza, però, si ritiene non possa integrare la giusta causa di licenziamento o il giustificato motivo soggettivo".

Il provvedimento della banca in cui l'uomo lavorava era scattato nel marzo 2022, dopo che le telecamere di sorveglianza lo avevano ripreso mentre insultava un cliente che gli chiedeva informazioni sull'accredito dello stipendio. Ne era nata una colluttazione in cui l'impiegato avrebbe spinto l’uomo all'uscita strattonandolo. Da allora, avrebbe alzato la voce con altri clienti in più di un'occasione. 

Disfunzione organizzativa

 Al momento del licenziamento il bancario lavorava nella filiale ormai da 28 anni, durante i quali aveva spesso manifestato il proprio malessere ai suoi superiori. Durante la pandemia, per esempio, aveva inviato un'email al direttore scrivendo "di essere costretto a contenere l'umore dei clienti della filiale e a subire qualsiasi tipo di insolenza e vessazione verbale, senza la possibilità di fare alcuna pausa di recupero di energia psicofisica". La banca dunque, secondo il Tribunale, era a conoscenza dello stato d'animo del suo dipendente e sapeva che questo provocava in qualche caso "una modesta tolleranza allo stress". Il legale del cassiere, Domenico Tambasco, ha definito la sentenza "molto importante", perché "sul solco tracciato dalla Cassazione in materia di stress lavorativo, per la prima volta riconosce che i comportamenti 'reattivi' oggetto di contestazione disciplinare possono trovare spiegazione nelle condizioni stressogene a cui sono sottoposti i dipendenti. La disfunzione organizzativa può, in determinate situazioni, giustificare quindi la condotta individuale".

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