Sentenza Cucchi, un carabiniere bacia la mano di Ilaria: "Finalmente giustizia"
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Chiesta anche una provvisionale di 750mila euro nel processo a carico di otto carabinieri per depistaggio delle indagini. "Non ce la facciamo più", commenta l'avvocato Anselmo
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Il legale della famiglia di Stefano Cucchi ha chiesto un risarcimento di oltre due milioni di euro e una provvisionale di 750mila euro nel processo a carico di otto carabinieri. I militari sono accusati di avere messo in atto depistaggi per sviare il corso delle indagini sulla morte del 30enne, avvenuta nell'ottobre del 2009.
"Non ce la facciamo più. Siamo stati carne da macello per queste persone, ma noi siamo essere umani: è stato fatto di tutto per nascondere responsabilità gravi", ha affermato l'avvocato Fabio Anselmo.
"Depistaggi per allontanare la responsabilità" - I depistaggi sul caso Cucchi "sono stati finalizzati, fin dal primo momento, ad allontanare qualsivoglia responsabilità delle istituzioni dello Stato sulla sua morte, quando Stefano era proprio nelle mani dello Stato. Depistaggi che hanno come principale motore e 'anima nera' nel generale Alessandro Casarsa", ha sottolineato Anselmo.
La registrazione delle parole di Cucchi - Il legale ha inoltre fatto ascoltare in aula la registrazione dell'udienza di convalida del fermo, avvenuto per detenzione di droga, di Cucchi. "Fa venire i brividi ascoltare Stefano: esce da quell'udienza per andare a morire. Cucchi era un ragazzo perfettamente sano, faceva palestra, era magro esattamente come sua sorella e nessuno rivedendo le sue foto direbbe che è una tossicodipendente".
"L'esame del generale Casarsa è una confessione - ha concluso Anselmo - di chi sente al di sopra di tutto e di tutti, di chi mostra un amore viscerale per la carriera. E' l'uomo operativo: si è tentato di farci credere che nessuno sapeva nulla, che le notizie venivano apprese dalla stampa. La cosa che più mi ha stupito in questo processo è che si è negata l'evidenza, la logica, fino alla fine".
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