A Tgcom24 la storia di una ragazza autolesionista
di Giorgia Argiolas© you-tube
Tagli e ferite autoinflitte, incisioni e sangue. Cosa porta gli adolescenti a farsi del male? Perché il corpo tante volte diventa il mezzo per veicolare la propria sofferenza psicologica? Non c’è una spiegazione universale, una diagnosi, una ricetta per spiegare il fenomeno del cutting: una forma di autolesionismo che consiste nel tagliarsi la pelle con lamette o altri oggetti affilati. I motivi per cui ragazzi e ragazze decidono di farlo sono molteplici, spesso inconsci e derivanti da un profondo malessere interiore o da un contagio emotivo, una sorta di appropriazione delle tristezze altrui. Contagio che talvolta si trasforma in un senso di colpa. Com’è accaduto a un’adolescente di Brescia. "Mia figlia soffre quando vede star male qualcuno. Il suo dolore è generalizzato. Alcuni esprimono il loro malessere scrivendo sui muri. Lei lo faceva sulla sua pelle", ha raccontato la mamma della ragazza a Tgcom24.
Sua figlia scriveva sul suo corpo. Perché?
Non è che scrivesse proprio, incideva dei simboli. Il perché è difficile da spiegare. So soltanto che si sentiva in colpa e quando questo accadeva sentiva il bisogno di lasciarsi un segno sul corpo, non so se per punirsi o per ricordarsi di quel “messaggio”.
Ma il senso di colpa era causato da qualcosa in particolare?
Ho provato a chiederglielo. Ma lei non è stata esplicita. Si sente - tuttora, anche se non si taglia più - in colpa così, in generale. E’ molto appassionata di romanzi gotici, di serie sui vampiri e di tutte quelle storie un po’ deprimenti e tristi che lei vive proprio personalmente, immedesimandosi . Ma non è solo questo. Abbiamo pensato anche al disagio scolastico, nonostante il suo rendimento sia molto buono. Ma ancora non è ben chiaro.
Ha problemi con i suoi compagni? Si sente esclusa?
Tutto il contrario. Mia figlia è molto popolare, i suoi compagni la adorano. È una ragazza estremamente solare. Ha tantissime amiche, una vita sociale molto attiva. Proprio per questo, pensiamo che il motivo del suo malessere generale possa essere l’empatia: è ipersensibile e assorbe l'infelicità che incontra nel suo mondo, anche in quello fictional.
Quindi lei pensa si tratti di una sorta di contagio emotivo…
Potrebbe essere…
Dove si tagliava sua figlia?
Un po’ dappertutto: sui polsi, sulla pancia, sulle gambe, sulle braccia.
Come l’ha scoperto?
In realtà, non l’ho scoperto io, ma tramite alcune sue amiche che se ne sono accorte e si sono preoccupate tanto. A volte gli stessi amici possono essere un valido mezzo per arrivare ai propri figli.
E lei come ha reagito?
Non sapevo come gestire la situazione. Non ci potevo credere. Ma, quando l’ho scoperto, sono stata molto diretta con mia figlia. Le ho detto di riflettere sull’immenso dolore che avrebbe provocato a chi più le vuole bene, in caso di un finale tragico. A quel punto lei ha pianto tanto, perché ha realizzato la gravità di quello che aveva fatto. Io mi sono resa conto che c’era un disagio, ma non capivo quale. Così mi sono rivolta a un aiuto professionale.
Quindi con lei non ne parlava?
No, era molto ermetica. Non ha voluto parlare delle motivazioni che l’hanno spinta a comportarsi in quel modo. Però, mi ha promesso che non si sarebbe più tagliata.
E ha mantenuto la promessa?
Sì. O meglio, l’ha rifatto solo una volta, in modo meno "esagerato" rispetto alle precedenti. Ma me ne sono accorta subito, anche perché me l’ha fatto capire lei con un’allusione. Già questo mi ha tranquillizzata: la mia informatrice è stata proprio lei stessa.
Da quanto non si taglia più?
Da circa due mesi.
Abbiamo parlato di contagio emotivo come possibile causa dei tagli. Esclude possa trattarsi di una moda?
Non so se sia una moda, ma non credo sia giusto diffondere film e scene sul tema. Uno spirito sensibile come mia figlia potrebbe trarne ispirazione.
Se la sente di dare un consiglio ai genitori in base alla sua esperienza?
Bisogna stare attenti alle cose un po’ diverse dal solito, alle stranezze. Per esempio, mia figlia, d’estate, ama indossare pantaloncini e top. Mi sarei dovuta accorgere che voleva nascondere qualcosa quando, una volta giunti i mesi caldi, era ancora tutta coperta. Addirittura, indossava felpe fino ai polsi. Era chiaramente un segno. Ma io, presa dalla routine e dalla frenesia delle giornate, non ci ho fatto neanche tanto caso. L’avevo scambiata per una nuova moda, considerando che i giovani cambiano gusti molto velocemente. Inoltre, da un po’ di tempo, mia figlia era diventata molto più chiusa ed ermetica con me. Prima parlava tanto, poi, piano piano, il dialogo è diminuito. Insomma, penso che i genitori debbano essere più attenti e osservare meglio il comportamento dei propri ragazzi. Tutto sta lì: nell’individuare qualche cambiamento un po’ troppo repentino, inusuale e che si protrae nel tempo. Gli adolescenti sono volubili, però, se il mutamento è cupo o misterioso, allora forse ci potrebbe essere qualche problema.