Sul volo c'è una neonata con una patologia cardiaca in viaggio verso il Policlinico San Donato per farsi operare ma a causa di un ritardo l'ossigeno è insufficiente: è viva grazie al primario che era con lei
Amina è nata da dieci giorni, pesa un chilo e seicento grammi, è fragilissima. Vola da Tunisi a Milano con i suoi genitori per darsi un'opportunità di salvezza: ha una gravissima patologia cardiaca congenita che va subito operata, ma il viaggio diventa un calvario. La partenza viene ritardata di quattro ore, una tragedia perché Amina è attaccata alle bombole d'ossigeno e rischia di rimanere senza aria. A bordo con lei anche Alessandro Frigiola, il medico eroe che non l'ha mollata un solo secondo, salvandole la vita.
Tutto l'ossigeno rimasto le dava un'autonomia di 90 miunti, troppo pochi: il tempo di volo previsto era di 100. Il medico non perde un solo secondo e chiede al pilota di accelerare il più possibile, ma non basta. Si aggiunge un altro imprevisto: la temperatura della piccola si abbassa velocemente, 37 gradi, 36.8, 36.4. Nessuna culla termica per Amina, solo una copertina che non può garantirle il calore necessario e il rischio è che il suo cuore già debole si fermi.
"Sono tornato dal comandante - racconta Frigiola al Corriere della Sera - e gli ho fatto alzare al massimo il riscaldamento. Gli altri passeggeri sudavano, ma ho spiegato loro perché lo abbiamo fatto e nessuno ha protestato, anzi...". 85 minuti di ansia e speranza: la durata del volo che è riuscito a portare Amina a Milano. La piccola è stata operata il giorno dopo: una valvolina chiusa (un' atresia) nel suo cuoricino non permetteva che i suoi polmoni ricevessero il sangue dal ventricolo destro. Ora è tornata a casa. "Sono rimasto in contatto con la famiglia e il medico di Tunisi che li ha accompagnati - spiega Frigiola -, voglio essere informato su come crescerà la bambina. La valvola potrebbe chiudersi nuovamente".