la storia

Dalla trincea a Facebook: “Così faccio rivivere i soldati della Grande Guerra”

Un metal detector, i diari di guerra e uno smartphone. Un 34enne bresciano trascorre i weekend alla ricerca di tesori perduti e mostra i ritrovamenti in diretta

di Enrico Fedocci
26 Giu 2020 - 18:54
 © tgcom24

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La sua passione è la sua arte. Come sa trovare lui cimeli della Prima Guerra Mondiale in pochi sanno farlo. Anche perché quelle trincee, lungo le linee di confine, sono già state setacciate da due generazioni di “recuperanti”. Ma 100 anni dopo la fine della Grande Guerra, Paolo Campanardi, con l’aiuto di un metal detector, ma soprattutto con le sue mani, riesce a trovare pezzi da veri intenditori. E attraverso il lavoro di ricerca questo 34enne non solo salva testimonianze importanti di quegli anni lontani, ma sa anche ricostruire le storie di quei soldati dimenticati che quegli oggetti li hanno posseduti, modificati, utilizzati.

È così che Campanardi arriva nelle zone in cui compagnie di soldati si erano fermati a lungo e - cerca di qua, cerca di là - salta fuori di tutto: dalle bombe a mano trasformate dai soldati in piccole lanterne, alle bottiglie soffiate una ad una ancora integre. Ma anche calamai in vetro preziosissimi, con tanto di pennino. Porta inchiostro e penna, forse appartenevano a quegli Ufficiali che avevano il compito di compilare il memoriale, annotando ciò che accadeva: morti, feriti, posizione, altitudine, viveri, munizioni. Tutto finiva trascritto lì.

E proprio consultando quei diari pubblicati da appassionati che parte la ricerca. Paolo e il suo migliore amico Dennys Bonometti nel tempo libero cercano di raccogliere più elementi possibili, anche con l’aiuto di internet e dei satelliti.

Quando si individua il luogo di stazionamento, si comincia a setacciare il terreno: pezzi di filo spinato, baionette, scatole variopinte di sardine, ma anche cucchiai, forchette, elmetti. Ogni pezzo ha una sua storia. E se si trovano pezzi riadattati a uso quotidiano, Paolo sa spiegarti perché i soldati facevano quelle modifiche. Un perché – a sentire questo appassionato ricercatore presidente dell’associazione Gruppo Ricerca – c’è sempre.

“È un lavoro appassionante – racconta – ma bisogna avere cautela: in caso di ritrovamento di armi e ordigni avvisiamo sempre le autorità". A sostenere Campanardi anche il sindaco di Toscolano Maderno, Delia Maria Castellini: “Apprezziamo molto il suo lavoro - ha detto il Primo Cittadino a Tgcom24 – una passione che si è resa molto utile anche nella protezione civile. Paolo e i suoi amici, infatti, in più occasioni hanno avuto un ruolo molto importante in situazioni delicate”.

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Il cercatore di cimeli della Grande Guerra non è solo conosciuto nella zona, è molto seguito in Rete perché da qualche tempo ha creato una pagina facebook “Gibba Adventure”. Lì posta i video dei ritrovamenti.

Appena il metal detector comincia a dare un segnale, la telecamera viene accesa e chi lo segue attraverso facebook ha la possibilità di vivere l’estrazione del pezzo nascosto da 100 anni, a volte anche in diretta. Ogni clip un ritrovamento, ogni ritrovamento una storia: quella del soldato che un tempo possedeva quell’oggetto. Ogni estrazione è un’emozione regalata, vissuta anche da casa. È così che chi scrive ha scoperto la bella storia che state leggendo. Ascoltando Paolo, una delle prime cose che si impara, è che i nostri soldati non buttavano via nulla. Cercavano sempre di riciclare ogni cosa.

E così, guardando gli oggetti che ha estratto dalla terra con tanta cura e attenzione, ti sembra di far rivivere chi quegli oggetti li usava. Te li immagini coi visi, quei combattenti, distrutti dall’attesa del nemico, dalla paura di morire, dall’adrenalina che attraversa il corpo durante un attacco. Sembra di averli davanti quei militari sfatti dalla fame.

Ecco il prodigio di Paolo: con la sua passione sa dare un volto a quel sacrificio che, con mille e mille storie diverse, vide l’Italia vittoriosa il 4 novembre del 1918. Non solo pezzi italiani quelli che riaffiorano dalla terra: tanti quelli dell’esercito austroungarico. Con una costante: da una parte e dall’altra sono tantissime le medagliette di santi che i soldati portavano con sé. Campanardi ne parla con grande rispetto. Forse era stata la mamma a consegnare quella icona santa, forse la fidanzata, forse la moglie. Chi lo sa? Tutto non è possibile ricostruire.

Ciò che viene trovato viene quindi portato a nuova vita, catalogato e poi… Venduto?! Guai a dire una cosa del genere davanti a Paolo. Non si arrabbia, perché è persona mite, ma d’istinto spiega che i cimeli vengono messi a disposizione dei musei e delle esposizioni temporanee o permanenti. Non è escluso che sia presente a Milano per il raduno degli alpini con un piccola mostra. Si attende la decisione degli organizzatori.

A casa conserva qualcosa, ma forse i pezzi migliori Paolo li ha messi a disposizione della storia. E privarsi di quei tesori per darli agli altri è forse la cosa che lo gratifica di più.

Una passione che questo 34enne, che di professione fa l’educatore in un centro per ragazzi da aiutare, condivide con la compagna Michela e con il figlio 12enne Tommaso . Anche lui nel tempo libero segue il papà nelle sue ricerche. Nella sua camera una piccola teca in cui conserva gelosamente alcuni reperti trovati da lui personalmente. Buon sangue non mente.

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