da "Quarto Grado"

Delitto di Garlasco, l'intervista esclusiva ai genitori di Andrea Sempio: "Proviamo tantissima rabbia, nostro figlio non c'entra"

La mamma Daniela Ferrari parla per la prima volta: "Ho tantissima rabbia per questa cosa che non ha alcun fondamento", il papà Giuseppe Sempio: "Mio figlio è una persona onesta. Quella mattina eravamo insieme"

12 Apr 2025 - 12:52

Nel corso della puntata di “Quarto Grado” - in onda venerdì 11 aprile su Retequattro - è andata in onda un’intervista esclusiva ai genitori di Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara Poggi, la 26enne di Garlasco uccisa il 13 agosto 2007. Per il delitto è stato condannato a 16 anni in via definitiva l’ex fidanzato della giovane, Alberto Stasi.

Dopo 18 anni, Andrea Sempio, all’epoca già oggetto di indagini, è tornato nel registro degli indagati. Uno studio effettuato da genetisti avrebbero rilevato tracce di Dna del 37enne, sulle unghie della vittima: Sempio ha ricevuto un avviso di garanzia con l'accusa di omicidio.

In esclusiva a “Quarto Grado” le parole della mamma, Daniela Ferrari:

Daniela Ferrari, è la mamma di Andrea Sempio, indagato oggi per il delitto di Chiara Poggi. Parla per la prima volta, perché?
"È la prima volta che io mi espongo pubblicamente e dico qualcosa davanti a una telecamera. Non l'ho mai fatto e sinceramente ne abbiamo mandate giù veramente tante in questi anni".

Lei ha mai chiesto a suo figlio, ‘sei tu?’, in questi anni?
"No, perché ero sicura che non c'entrasse niente, no. Ho tantissima rabbia per tutta questa cosa che secondo me è stata messa in piedi senza nessun fondamento".

Lei piange tutti i giorni per diverse ore al giorno?
"E quando non mi vedono, sì".

Ci vuole chiarire quando lei dice che Gianluigi Tizzoni, avvocato della famiglia Poggi, o a pagamento o gratuitamente avrebbe dato gli atti giudiziari a suo figlio prima dell'interrogatorio nel 2017?
"Può anche essere che io abbia detto una cavolata, oppure che le mie parole siano state interpretate, cioè mi sia spiegata male".

A suo figlio sono mai stati passati sotto banco, che lei sappia, degli atti giudiziari per prepararsi agli interrogatori?
"Che io sappia? No, assolutamente no. Io l'unica domanda che mi sono posta, ma non nel corso degli anni, una volta sola, dopo che è stata uccisa questa ragazza, Chiara Poggi, mi sono chiesta cosa avesse fatto quella mattina mio figlio".

Perché si è posta questa domanda?
"Perché penso che una madre che ha un figlio di 19 anni e viene uccisa la sorella di un suo amico, una domanda se la faccia".

Poteva essere preoccupata che suo figlio potesse essere un assassino?
"No, no, assolutamente no. No, no, no, no".

La mattina del 13 agosto 2007 lei si sveglia. Chi c'è in casa?
"Io, mio marito e mio figlio".

C'era anche il cane all'epoca?
"Sì. Io quella mattina la ricordo tutta perfettamente. Sono uscita con la macchina, l'unica che avevamo, per andare in un paese qua vicino a 7-8 km a vedere dove c'era un negozio che faceva i telecomandi per i cancelli. Il negozio era chiuso, sono tornata indietro, mi sono fermata a far spesa e sono entrata in casa che erano le 10-10. Alle 10:05 ho consegnato le chiavi della macchina all'Andrea che è andato a Vigevano".

E quando è tornato era vestito diverso, prima era in pigiama, poi era vestito...
"No, no, lui da quando aveva 14 anni non viaggiava in pigiama per casa, quindi quando sono andata via era già vestito. Si cambiava regolarmente tutte le sere, cambiava tutto, ma alla sera, non a metà pomeriggio."

Mi racconta lo scontrino del parcheggio di Vigevano dall'inizio e perché lo conservate?
"Quando abbiamo trovato questo scontrino, io ho detto all'Andrea: "Guarda che magari, visto che è successa una cosa così grave, verrai chiamato e ti chiederanno dove eri. Teniamolo sto scontrino." E lì è stato più di un anno. Finché quando l'Andrea è stato sentito nel 2008, mi hanno chiamato dopo le 4 del pomeriggio chiedendomi dove era questo scontrino perché i carabinieri lo volevano vedere. Io sono stata sentita due volte, una volta nel 2008 e una volta nel 2017."

La prima volta se la ricorda, si viene a cercarla? E dove?
"Allora, io ero sul posto di lavoro e mi fanno diverse domande."

Ad esempio?
"Dove era stato Andrea".

Lo immaginava già?
"Sì".

Andrea andava spesso a casa di Marco Poggi? Le risulta questo?
"Io so che ci andava spesso, però so che venivano anche amici a casa nostra".

Poi lei viene risentita dai carabinieri, passano molti anni, nel 2017 a Pavia.
"Mi hanno chiesto che biciclette avevate".

Che biciclette avevate?
"Avevamo una bicicletta rossa, una bicicletta bianca e all'epoca io avevo una bicicletta bianca da donna".

Ma cos'era la forza per lei in quegli anni?
"Il fatto di sapere che mio figlio non c'entrasse niente col delitto di Chiara Poggi, assolutamente".

E perché ne è così certa?
"Perché io ho ripercorso tutta la mattina punto per punto quello che ha fatto Andrea e sono arrivata alla conclusione che quello che mi ha detto che ha fatto era la verità".

Qual è la sua paura più grande nei confronti di suo figlio?
"Che gli venga rovinata la vita con tutte le accuse che gli vengono fatte. La mia paura era che non trovasse nessuno che gli affittasse una casa per la storia che aveva avuto dietro."

Avete mai parlato delle chiamate a casa di Chiara Poggi quando Marco non c'era? Andrea ve le ha mai spiegate?
"No. Ci ha detto che aveva chiamato, che cercava il Marco, e non avevamo motivo di non credergli".

Le ha mai parlato di Alberto Stasi?
"No, neanche lo conoscevamo".

Come vorrebbe difenderlo da mamma?
"Se non ci pensa la giustizia a chiudere le cose, io da mamma cosa posso fare?".

Cosa prova quando lo vede andare a testa alta, quando lo vede svegliarsi ogni mattina e andare a lavorare nonostante tutto?
"Sono orgogliosa di lui. Io se fossi al suo posto non so se ce la farei".

Se avesse sospettato di suo figlio, l'avrebbe denunciato?
"Non lo so, avrei dovuto trovarmi lì dentro".

Lei non può neanche lontanamente immaginarselo come l'assassino di Chiara Poggi?
"Assolutamente no".

Sarebbe riuscito a tenersi un segreto così grosso dentro per 18 anni?
"No".

Queste invece, sempre in esclusiva a “Quarto Grado” le parole del papà, Giuseppe Sempio

Che tipo di persona è suo figlio?
"Mio figlio è sempre stato una persona pacata, bravo, sempre bravo, onesto e anche con una personalità sua, ma una personalità da persona matura. Non avrei mai pensato a una cosa del genere, una cosa assurda, non avrei mai pensato a una cosa del genere, ma proprio mai".

Ci racconta quella mattina?
"Quella mattina lì ci siamo svegliati, adesso l'orario è sette e mezzo, otto, adesso non mi ricordo bene. Lui era in casa con me, arriva a casa mia moglie e lui si prende la macchina e va a Vigevano, va in biblioteca. Poi è tornato a Garlasco ed è venuto dalla nonna".

Qui, in questa casa?
"In questa casa".

Che dista poche centinaia di metri da casa Poggi.
"Sì. Viene qua, sta qua un po', poi viene a casa. Usciamo dal vicolo e giriamo a sinistra, che è la strada che va verso i Poggi. Dunque, arriviamo lì, davanti ai Poggi c'è le transenne, c'erano i carabinieri, c'era un po' di roba, un po' di casino, no? Lui mi fa sentire, io vado a vedere. Io ho visto... c'è qualcosa là che non va insomma, vado a vedere. Allora prende la macchina e viene a vedere. Torna di corsa e insomma mi ha detto guarda è successo questo. Dicono che c'è una ragazza ammazzata, così così. Ma questo è possibile? Allora siamo partiti".

Però non sapevate ancora se era Chiara Poggi?
"No, io non lo sapevo. Sapevo che Marco aveva una sorella, ma non l'avevo mai vista io la Chiara Poggi. Mai, l'ho vista dopo sui giornali".

Si sarebbe mai immaginato di essere coinvolto in un delitto accaduto a dei vicini?
"Questa cosa qua era impossibile da pensare. Io, mio figlio, aveva le sue compagnie. C'era Marco Poggi, che era un fratello. Loro erano fratelli".

Che effetto le fa sapere che l’alibi di suo figlio è lei?
"Questo non è un alibi, mio figlio era a casa mia, era con me. Io, mio figlio e il cane".

Se avesse avuto un sospetto su suo figlio, cosa avrebbe fatto?
"Io a quel punto lì forse l'avrei portato dai Carabinieri. Non mi sento di dire che l'avrei fatto. Perché a casa mia non si fanno queste cose. Ma non c'è neanche... No, non si fa, e basta".

Crede nella verità?
"Sì, io credo sì nella verità. Credo".

Ed è una, una sola?
"Sì. Solo quella c'è. E basta. E si devono pensare chi è del mestiere quella roba lì. No, io ho fatto l'operaio, da ragazzo. Quindi io sono fuori da quella roba lì. Ma credo che... che almeno quelli che fanno il proprio lavoro, genetisti, avvocati, così, devono fare il loro lavoro. E la verità deve uscire lì. Tu se sei onesto, sei onesto. Altrimenti non sei onesto, sei un rubagalline come c’erano una volta a Garlasco. I rubagalline a Garlasco c'erano, ci sono ancora adesso quei rubagalline, ma mio figlio è diverso, è una persona onesta, dignitosa".

Conosce Alberto Stasi?
"Io con Alberto Stasi? Io con Alberto Stasi non lo conosco, lo conosco tramite i giornali, tramite le cose che sono successe. Saranno affari suoni, che devo dire? Sono affari di Alberto Stasi. Se mi dice che vorrebbe avere a che fare, no! Ma no! Io devo pensare a mio figlio e basta…Alberto Stasi, ma mio figlio non ha messo nessuna maschera".

È un assassino o una brava persona?
"È una brava persona mio figlio. Non se ne parla di assassino. Ma proprio no. Ma in tutti i modi, in tutti i sensi. Ma no. Sicuramente no. Sicuramente no. Io quella roba l'ho vista in casa. L'ho vista là. Ma vogliamo capirla questa cosa? Mio figlio era lì. La gente può dire quello che vuole, può pensare quello che vuole ma mio figlio era lì, con me. Se non sono forte io che era lì, chi è che deve essere forte?".

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