"Mi auguro che si possa arrivare alla giustizia, per Chiara soprattutto, per la sua famiglia, per tutti quanti"
Ora che c'è un nuovo indagato, Andrea Sempio, per l'omicidio di Chiara Poggi, "provo uno tsunami di emozioni". Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l'assassinio della ragazza, in un'intervista a Le Iene afferma: "Mi auguro che si possa arrivare alla verità, alla giustizia, per Chiara soprattutto, per la sua famiglia, per tutti quanti. Vivo con fiduciosa attesa, con speranza. Quello che ho in cuore - aggiunge - è che salti fuori la verità, che venga alla luce tutto quello che deve emergere, che non è ancora emerso. Nient'altro".
"Sono convinto che non si debba mai avere paura della verità e che quindi non ci sia motivo di sottrarsi a nessun tipo di accertamento della verità", dice ancora Stasi. "Non ci conosciamo (con Andrea Sempio, ndr), non l'ho mai visto se non adesso, ovviamente, e nel 2017" ha spiegato nell'intervista che andrà in onda domenica durante la prima puntata di Le Iene presentano: Inside, dedicata al caso di Garlasco. Sempio "era un amico del fratello e quindi, anche da un punto di vista di età, insomma, totalmente estraneo alla mia cerchia di amicizie e di conoscenze, quindi mai visto, mai sentito", spiega Stasi, detenuto nel carcere milanese di Bollate, e ammesso al lavoro esterno.
"Io sono sempre assolutamente garantista. Sono anche comunque convinto che non si debba mai avere paura della verità e che quindi non ci sia motivo di sottrarsi a nessun tipo di accertamento della verità", osserva facendo riferimento al fatto che Sempio non aveva dato il consenso al prelievo del proprio dna, cosa per cui è stato disposto il prelievo coatto. Sul profilo genetico del materiale trovato sotto le unghie di Chiara, Stasi spiega che con il suo dna "è stato comparato e non è risultato quello. Quindi evidentemente se è stata fatta una comparazione penso che si possa fare una comparazione. Non avrebbe senso richiedere una comparazione se non fosse in radice non comparabile".
"Io, comunque - prosegue Stasi -, tra pochi mesi potrei anche essere definitivamente a casa; quindi, non sono questi pochi mesi che per me fanno la differenza, ho motivazioni più profonde, insomma, sarebbe molto più importante per me, per la mia famiglia e per Chiara, trovare la verità". Il laureato della Bocconi, in carcere da dieci anni, dice di credere ancora in una giustizia giusta: "Penso che sia possibile, sempre legata alla volontà delle persone che la gestiscono e l'amministrano".
Quello che gli ha tolto in carcere sono "molti anni di vita, sicuramente anni di vita che tu hai diritto di vivere in modo tranquillo come meglio credi, che invece non torneranno mai più". Ha affrontato la condanna definitiva come "quando ti diagnosticano un male incurabile, arriva la notizia, la devi prendere e la devi affrontare per quella che è, non hai alternative, non ci sono piani B, quindi fai quello che devi fare, semplicemente questo". Mai ha pensato di scappare perché "gli innocenti non scappano, assolutamente no".