Delitto di Rozzano, gli ultimi istanti di vita di Manuel
© Carabinieri
© Carabinieri
Il legale di Daniele Rezza, il 19enne accusato dell'omicidio, ha rinunciato al mandato. "Ho pensato all'improvviso di rapinarlo", ha raccontato il giovane
"Quando ho incrociato quell'uomo al buio, ho pensato di rapinarlo". È un passaggio dell'interrogatorio reso al gip Domenico Santoro da Daniele Rezza, il 19enne fermato per l'omicidio di Manuel Mastrapasqua, avvenuto a Rozzano (Milano), che ha confessato il delitto. Lo ha riferito il suo difensore. Il legale, che "per motivi personali" ha rinunciato al mandato, ha detto che "Rezza per un'ora e mezza ha spiegato tutto nel dettaglio", aggiungendo però che "non ha fornito alcuna motivazione alla sua improvvisa idea di rapinare il 31enne". Il gip ha quindi confermato il fermo e disposto il carcere per il 19enne, accusato di omicidio volontario aggravato anche dai futili motivi di rapina impropri aggravata. Il giudice ha riconosciuto inoltre il pericolo di fuga e di reiterazione del reato.
Dopo il delitto - ha spiegato l'avvocato, riassumendo la ricostruzione del suo assistito - il giovane "ha detto e non detto ai genitori, i quali non gli hanno creduto anche perché in passato aveva raccontato fatti" che poi lui stesso aveva smentito. Sui genitori, ora "vigilati" dalle forze dell'ordine, si stanno addensando interrogativi anche se non sono indagati. Ci si chiede perché, la mattina dopo, quando lui ha raccontato di avere accoltellato una persona ma di "non averla vista cadere né di aver visto il sangue", non gli hanno creduto e non lo hanno portato a costituirsi. Inoltre ci si chiede ancora perché il padre non solo abbia gettato via le cuffiette rubate e poi ritrovate dai carabinieri, ma perché abbia anche accompagnato il figlio alla stazione ferroviaria di Pieve Emanuele favorendo una sua quasi impossibile fuga verso la Francia.
© Carabinieri
© Carabinieri
Il legale ha spiegato che Daniele Rezza "non pensava di aver ucciso" Manuel. "Non ho visto sangue, non l'ho visto cadere". Anche perché il corpo si trovava "in un punto diverso da dove è avvenuta la colluttazione".
Sabato mattina il giovane è stato accompagnato dal padre alla stazione di Pieve Emanuele e poi fermato dalla polizia ad Alessandria. Il difensore ha escluso volesse fuggire dato che aveva pochi euro in tasca e non aveva alcun indumento di ricambio.
"Ha cominciato a dare dei problemi a casa poco più di due anni fa - ha continuato l'avvocato -. I genitori si sono resi conto che avrebbe dovuto fare un percorso mai cominciato", anche se, per un problema che ha, prende i farmaci in "modo costante" dall'estate del 2022.
"Ho rovinato due famiglie": questa un'altra delle frasi pronunciate dal giovane sabato, subito dopo l'interrogatorio in cui ha ammesso i fatti, davanti al suo difensore.
È ancora in corso a Rozzano la ricerca dell'arma del delitto. Si tratta di un coltellaccio da cucina con una lunga e spessa lama. Il giovane, sentito dagli inquirenti, ha detto di essersene sbarazzato in un parco poco dopo l'aggressione, avvenuta in viale Romagna di fronte a una fermata del tram. Il suo percorso è stato interamente ricostruito dagli investigatori dell'Arma grazie ai tabulati telefonici e alle telecamere, da quando il ragazzo ha sferrato un unico fendente al petto di Manuel, che non voleva cedere delle cuffie wireless da 15 euro, fino alla sua fuga.
Dopo essersi allontanato, infatti, appena due minuti prima che passasse una pattuglia dei carabinieri (quella che ha soccorso Manuel) avrebbe fatto un lungo giro, si sarebbe infilato nei cortili del complesso di case popolari che si trova non distante dal luogo dell'omicidio, descrivendo un lungo cerchio alla fine del quale, in un cantiere che si trova nella zona alle spalle dell'oratorio, nei pressi di un campo da calcio, avrebbe gettato la lama. L'area si trova tra viale Lazio e piazza Cabrini, alle spalle di viale Romagna e a poche centinaia di metri dal punto dell'aggressione, non distante dal comando della polizia locale e dei carabinieri. L'oggetto però non è stato ancora trovato.
Intanto, nei confronti dei genitori di Daniele Rezza è stata disposta una vigilanza attiva radiocollegata, una forma di tutela più leggera della scorta. Da quanto si è saputo il servizio di vigilanza attiva, la Vgr, dovrà essere ratificata dal Comitato per l'Ordine e la Sicurezza della Prefettura di Milano. La misura prevede che le forze dell'ordine, a intervalli regolari, passino in auto davanti a casa o al posto di lavoro delle persone che necessitano di una tutela. Che in questo caso, a quanto risulta, è stata dettata da una "sovraesposizione mediatica".