E un pensiero va alla famiglia Macchi: "Mi dispiace molto per loro, capisco profondamente che avevano bisogno di credere che fosse finita. Ma non si fa giustizia a Lidia con qualcosa che non è la verità"
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"Ho ricevuto molta solidarietà dalla gente, ringrazio tutti". Parla con il sorriso stampato in faccia Stefano Binda dopo che la Corte d'Assise d'Appello di Milano lo ha assolto. Il 51enne era imputato per l'omicidio di Lidia Macchi, la studentessa di 21 anni uccisa nel gennaio 1987 in un bosco a Cittiglio, nel Varesotto. I giudici hanno respinto la richiesta del sostituto pg Gemma Gualdi, che aveva proposto di confermare la sentenza di carcere a vita inflitta in primo grado a Varese. In un colloquio con i giornalisti, l'uomo ha rivolto anche un pensiero alla famiglia Macchi: "Mi dispiace molto per loro, capisco profondamente che avevano bisogno di credere che fosse finita, ne hanno tutto il diritto. Ma non hanno il diritto di pretendere la verità. Non si fa giustizia a Lidia con qualcosa che non è la verità. Io non c'entro niente"