Milano, bimba lasciata morire di fame e sete: arrestata la madre
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A Ponte Lambro, il quartiere nella periferia di Milano nel quale viveva la bimba morta di stenti, la comunità è ancora scossa: "Non vogliamo dimenticare, speriamo che la mamma Alessia non torni mai più"
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"Fa troppo male, ma non possiamo dimenticare". C'è una parte del quartiere nel quale viveva la piccola Diana Pifferi che non riesce ancora a darsi pace: quella morte di stenti resta per molti di loro una macchia, quasi una colpa, perché non avevano capito. E così, a un mese esatto dai funerali della bimba di Ponte Lambro, ci sono ancora i suoi vestitini stesi, arsi dal sole, e un passeggino accartocciato sul pianerottolo. Ricordi dolorosi ai quali però i suoi vicini non vogliono rinunciare.
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"Evito di passarci - racconta una signora a Repubblica - perché fa male guardare quei vestitini ancora lì stesi". Ma in quel quartiere della periferia sud-est di MIlano si fa fatica a non pensare a quanto accaduto: "Anche se abbiamo tanti problemi - racconta un'altra vicina di casa di Diana - dalle bollette alla spesa, noi che per mangiare andiamo a prendere i pacchi in chiesa non vogliamo e non riusciamo a dimenticare".
Resta un profondo senso di ingiustizia e tanta rabbia nei confronti della mamma, Alessia Pifferi, che tutti si augurano di non rivedere più: "Speriamo resti in carcere tutta la vita", dicono anche oggi. "Il suo gesto è stato orrendo, non potrà tornare nella casa dove viveva prima perché nessuno qui la perdonerà mai".
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Una comunità scossa, che prova a trovare conforto in quei cimeli lasciati lì, in memoria della piccola Diana, per non dimenticare mai, anche quando i riflettori della cronaca saranno ormai spenti.