L'intervista

Disastro ferroviario di Pioltello, quasi tutti assolti: "Profonda amarezza, vogliamo giustizia"

A Tgcom24, il sindaco di Caravaggio (Bergamo), Claudio Bolandrini, città di due delle tre vittime del disastro, esprime il suo rammarico

di Giorgia Argiolas
26 Feb 2025 - 21:33
 © Tgcom24

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La sentenza sul disastro ferroviario di Pioltello del 25 gennaio del 2018 - in cui morirono 3 donne (Pierangela Tadini e Ida Maddalena Milanesi di Caravaggio, Bergamo, e Giuseppina Pirri di Capralba, Cremona) e oltre 200 persone rimasero ferite - ha suscitato amarezza nei superstiti e non solo. Il processo di primo grado si è chiuso con una pena di 5 anni e 3 mesi solo per l'ex responsabile dell'unità manutentiva di Rete ferroviaria italiana, Marco Albanesi. Sono stati invece assolti tutti gli altri imputati, alcuni dirigenti di Rfi, tra cui anche l'ex ad Maurizio Gentile e la stessa società. A Tgcom24, il sindaco di Caravaggio, Claudio Bolandrini, ha espresso e motivato il suo rammaric.

Perché? 

Esprimo rammarico e amarezza per le assoluzioni a nome della comunità. Ovviamente, siamo garantisti e rimaniamo in attesa di leggere le motivazioni, però mi sono fatto portavoce di questo senso di smarrimento perché sono stato fermato da diversi cittadini. Questi ultimi - e io con loro - fanno fatica a comprendere come la giustizia possa aver individuato con le perizie tecniche la causa del deragliamento nella rottura di un giunto usurato, quindi da sostituire, ma allo stesso tempo non abbia condannato chi avrebbe dovuto intervenire e vigilare che si intervenisse con tempestività per la manutenzione straordinaria necessaria, la cui mancata effettuazione ha comportato la tragedia. Sembra quasi che la giustizia - ovviamente questo lo dico senza aver letto le motivazioni - si sia fermata a individuare e perseguire le responsabilità del primo anello della catena di controllo e di manutenzione. Unita all'amarezza, c'è anche la preoccupazione dei viaggiatori.

Cosa dicono? 

Di non sentirsi tutelati e sicuri. Le persone si chiedono: possibile che la sicurezza di una realtà così complessa sia riconducibile a un'unica persona? Chi ci garantisce che gli interventi straordinari vengano svolti con tempestività, con l'efficacia che invece si richiederebbe? 

Come hanno reagito superstiti e parenti delle vittime? Ha raccolto qualche sfogo?  

Per quanto riguarda le vittime, il marito di Ida e la figlia Valentina hanno espresso un senso di smarrimento e di frustrazione. Nella consapevolezza che una sentenza di condanna non avrebbe restituito la moglie o la madre, probabilmente, a livello psicologico avrebbe dato la speranza che quella morte assurda - perché di questo si tratta: prendere un treno, andare al lavoro e non tornare più - non fosse stata vana. In generale, ci sono rabbia e frustrazione. Alcuni superstiti non riescono più a prendere il treno. Il trauma dei sopravvissuti è indelebile. Parliamo di una sentenza che non lascia tranquilli sul livello di sicurezza della rete e sugli enti e gli organi che dovrebbero garantirlo. La credibilità nelle istituzioni credo che venga messa a dura prova e in discussione con sentenze di questo tipo perché un'istituzione che individua in una sola persona una responsabilità così enorme non è credibile.  

Continuerete a chiedere giustizia? 

Continueremo a chiedere che sia fatta giustizia, non vendetta, ma giustizia. E nello stesso tempo a chiedere con fermezza che sia fatto tutto il possibile per garantire la sicurezza dei viaggiatori. 

Sono passati più da 7 anni dalla tragedia, ma il ricordo è ancora vivo. Ogni anno, in occasione dell'anniversario della tragedia, si organizza una commemorazione. Proseguirete?

In occasione di ogni anniversario, la comunità si ferma. Io mi reco a Capralba e con il collega sindaco del Comune depongo dei fiori alla pietra d'inciampo che abbiamo posto a memoria di questa tragedia. Dopodiché, da Capralba prendiamo il treno per Caravaggio e, anche lì, deponiamo dei fiori alle pietre d'inciampo che portano i nomi delle vittime. Successivamente, si va a messa e al memoriale che abbiamo istituto. Speravamo di potere evitare di ripetere questo gesto nel momento in cui giustizia fosse stata fatta e le garanzie che non si ripetesse una tragedia simile fossero state date con credibilità. Purtroppo, ad oggi non è così e quindi continueremo ancora a ricordare con semplici gesti ogni anniversario dell'incidente.

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