LA SENTENZA

Divorzio, Cassazione: una nuova convivenza non esclude il diritto all'assegno

La scelta di un nuovo percorso di vita assieme a un'altra persona non è però irrilevante: l'ex coniuge non può più pretendere la componente assistenziale dell'assegno

06 Nov 2021 - 12:56

Andare a convivere con un nuovo compagno dopo la fine di un matrimonio "non comporta la perdita automatica e integrale del diritto all'assegno" corrisposto dall'ex coniuge. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione, precisando che intraprendere un nuovo percorso di vita assieme a un'altra persona non è però irrilevante: l'ex coniuge, per il principio di autoresponsabilità, non può infatti continuare a pretendere la componente assistenziale dell'assegno.

Non all'assistenziale, sì al compensativo - La funzione assistenziale dell'assegno divorzile risponde all'esigenza di liquidare lo stretto necessario per poter consentire una vita decorosa all'ex coniuge economicamente più debole. La  quantificazione dell'assegno può rispondere però anche ad altri due criteri, detti perequativo e compensativo. L'ex coniuge ha diritto alla liquidazione proprio della componente compensativa, che verrà quantificata tenendo conto di diversi parametri. Tra questi figurano la durata del matrimonio, il suo apporto alla realizzazione del patrimonio familiare e la perdita di chance professionali.

Erogazione, capitalizzazione e collaborazione - La Corte ha segnalato come modalità più idonee di liquidazione dell'assegno, limitato alla componente compensativa, l'erogazione di esso per un periodo circoscritto di tempo. E' prevista anche la sua capitalizzazione, allo stato attuale possibili soltanto previo accordo delle parti. E' stata inoltre sottolineata l'importanza dell'attività propositiva e collaborativa del giudice, degli avvocati e dei mediatori familiari per raggiungere la soluzione più rispondente agli interessi delle persone.

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