Il gup ha deciso la revoca degli arresti domiciliari e ha fissato l'udienza per il 3 dicembre. Bellomo: "Scriverò romanzi, la persecuzione amorosa l'ho subita io"
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Torna libero l'ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo. A deciderlo il gup del Tribunale di Bari, Annachiara Mastrorilli che ha accolto l'istanza dei difensori dell'uomo. Sostituito la misura cautelare degli arresti domiciliari con quella meno afflittiva del divieto di avvicinamento. L'accusa di maltrattamenti sulle quattro donne, ex borsiste della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura "Diritto e Scienza", è stata riqualificata in atti persecutori e violenza privata. Per entrambe le ipotesi di reato Bellomo sarà processato a partire dal 3 dicembre.
"Scriverò romanzi perché di cose da dire su questa storia ne ho tante e prima o poi dovrò farlo - ha commentato a caldo Bellomo - c'è molto di più e di peggio, casomai la persecuzione amorosa l'ho subita io". E sul suo incarico al Consiglio di Stato ha detto: "Spero di tornarci, pende un ricorso al Tar del Lazio contro il mio licenziamento e le accuse di calunnia e minacce a Giuseppe Conte non esistono".
Bellomo era stato arrestato la prima volta l'8 luglio 2019. Venti giorni dopo il Tribunale del Riesame aveva revocato la misura cautelare disponendo l’interdizione dai pubblici uffici per dodici mesi. La Procura aveva poi impugnato e dopo la pronuncia favorevole della Cassazione, nuovi giudici del Tribunale della Libertà di Bari, il 10 luglio scorso, avevano ripristinato la misura degli arresti domiciliari, oggi revocata.
Il gup ha rinviato a giudizio anche l'ex pm di Rovigo Davide Nalin, accusato di concorso nei maltrattamenti su alcune ex borsiste della stessa Scuola di Formazione. Stralciata invece la posizione dell'avvocato barese Andrea Irno Consalvo, organizzatore dei corsi, accusato di false informazioni al pm per aver taciuto quanto a sua conoscenza sui rapporti tra Bellomo e le corsiste.
Andrà a Roma la parte del procedimento nei confronti dell'ex giudice del Consiglio di Stato Francesco Bellomo relativa alle presunte calunnie e minacce nei confronti dell'attuale presidente del Consiglio Giuseppe Conte.