L'iniziativa, arrivata alla sua decima edizione, dagli Stati Uniti si sta diffondendo in Europa
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24 ore della vostra vita senza cellulare. A partire da adesso. Sembra la trama di una commedia cinematografica, invece è il tema del #NoPhoneDay che si celebra oggi, due marzo. Fare a meno degli smartphone, secondo gli esperti, potrebbe portarci dritti dritti alla serenità. La giornata l'hanno istituita gli Stati Uniti. L'iniziativa, arrivata alla sua decima edizione, e si sta diffondendo rapidamente anche in Europa.
La dipendenza dai telefonini è stata ormai scientificamente diagnosticata. Sono gli adolescenti a preoccupare di più, ovvero quelli nati dopo il 1997, quando Internet era già una realtà largamente consolidata e dei cellulari non poteva più fare a meno nessuno. Per definirli la psicologa americana Jean M. Twenge ha coniato il termine "iGen". I ragazzi utilizzano ormai i dispositivi elettronici in maniera così ossessiva da non trovare più il tempo per altro. Poco spazio non soltanto alla lettura, ai film, ma persino alle uscite con gli amici. Imparare a disconnettersi anche solo per poche ore può risultare fondamentale.
Questa dipendenza riguarda però anche gli over 55: secondo una ricerca condotta da Ipsos per Amplifon, gli adulti italiani sono tra i più connessi del globo: ben il 75% si connette ogni giorno contro il 55% dei tedeschi e il 65% degli asutraliani. Ecco qualche altro dato: l'87% usa WhatsApp contro il 27% dei francesi, il 62% non può vivere senza consultare le app del meteo, i post su Facebook coinvolgono il 54%, le ultime notizie appassionano il 40% della cosiddetta "silver generation". Che di grigio pare non avere nulla, anzi, nella gradutatoria della dipendenza da smartphone rivaleggia coi più giovani.
Il rischio è quello di dover affrontare nuove patologie, come la No.mo.fobia (Non mobile fobia), cioè il terrore di non avere con sé il telefonino, oppure la F.o.m.o. (Fear of missing out), vale a dire il timore di essere esclusi per mancanza di connessione ai social. Roba da perdere la testa, o quasi. Per ricollegarsi al proprio vero autentico sé, ecco che staccare la spina, almeno per qualche, può aiutare a ritrovare un senso. Se non della vita, almeno della giornata.