Dopo la sepoltura a Superga

Emanuele Filiberto di Savoia: "Basta, abbiate pietà, lasciate in pace mio padre"

"Le colpe dei padri mi sa che non cadono solo sui figli ma anche sui nipoti", aggiunge l'erede

03 Lug 2024 - 10:30
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"Ho diritto a seppellire mio padre nel modo che ritengo più idoneo?", Emanuele Filiberto, erede senza un trono, racconta a La Stampa la sua stanchezza per le polemiche scatenate dalla sepoltura del padre nella cripta reale di Superga (Torino), preceduta da quella innescata dalla sua partecipazione alla cerimonia per il milite ignoto a Nervesa della Battaglia. "Basta, abbiate pietà, lasciate in pace mio padre", aggiunge, lanciando le accuse verso la solita polemica e la ricerca del "mistero" che riscontra ogni volta che si tratta della sua famiglia.

Filiberto respinge le accuse di avere agito in sordina per prendere quasi di nascosto quel posto nella cappella, dopo cinque mesi di attesa per un accordo sulla posizione della tomba. "Ero da solo perché mamma non è potuta venire, è in convalescenza dopo cinque settimane in ospedale - dice - . Ho scelto il riserbo e non credo di essere costretto a dare troppe spiegazioni. Era una mia idea mettere la tomba sotto l'altare, ma la sovrintendenza ha detto che non si poteva perché quello è un luogo di preghiera. Ci hanno spiegato che se lo volevamo nella sala reale l'unica possibilità era costruire un sarcofago e appoggiarlo alla parete".

Anche sulla polemica relativa a Nervesa della Battaglia il principe di Piemonte e Venezia taglia corto, spiegando che avrebbe partecipato alla cerimonia solo per fare della pubblicità a delle persone che lo volevano: "Che senso ha discriminare una persona che è nata nel '72, che ha un cognome sì importante, ma che vuole rendere omaggio? Le colpe dei padri mi sa che non cadono solo sui figli ma anche sui nipoti. E solo se ti chiami Savoia". Sull'importanza della celebrazione aggiunge che "con gli ordini dinastici di casa Savoia compreremo dei defibrillatori che metteremo in vari Comuni oltre a Nervesa". L'erede, che dopo la morte del padre è il capofamiglia della casata, spiega anche che la beneficenza è stata sempre un impegno per loro: "Da quando mio padre ha preso la guida degli ordini dinastici, nel 1983, abbiamo versato a cause benefiche più di 42 milioni di euro".

Oltre alle sue scelte, Filiberto difende il suo retaggio. Sulla memoria del re Savoia dice: "Se hanno studiato la storia di Vittorio Emanuele III sanno quanto lui ha fatto durante la Prima guerra mondiale. Lo chiamavano il re soldato, un appellativo guadagnato sul campo per aver passato tre anni sul fronte. Sono stupidaggini, però fanno comodo alla stampa che le riprende e ne nasce un gran polverone". Assolve anche il padre e rispetto agli errori che avrebbe commesso durante la sua vita commenta: "Io sono aperto al confronto, ma occorre essere giusti e sentire sempre tutte le campane. E comunque è mio padre, e il suo vero lascito è l'amore con cui mi ha fatto crescere. Facciamo polemica anche su questo?".

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