Tutto da verificare il racconto fatto al quotidiano La Libertà: "Restituire 'Il Ritratto di Signora' è il nostro regalo alla città". I due, a processo per altri furti, speravano (invano) in un atto di clemenza dei giudici
Un altro tassello si va ad aggiungere alla vicenda de "Il Ritratto di Signora" dipinto da Klimt. Ora che l'autenticità dell'opera è stata confermata, è spuntata una lettera di confessione scritta più o meno a metà gennaio. "Noi siamo gli autori del furto e abbiamo fatto un regalo alla città restituendo la tela", si legge nel testo inviato al quotidiano piacentino La Libertà.
Dietro la lettera, sottolinea il quotidiano, ci sarebbero due piacentini di 60 anni che sarebbero responsabili di diversi furti a Piacenza e in provincia. A spingere i due a confessare sarebbe stata l'attesa per una sentenza della Cassazione, arrivata poi venerdì, per un'altra storia di furti (47 colpi in tutto), commessi tra il 2013 e il 2014.
Evidentemente speravano nella clemenza dei giudici, ma invano. Infatti è stata confermata la condanna in Appello a sette anni e a quattro anni e otto mesi. Impossibile per ora sapere se il racconto dei due uomini abbia un fondamento o meno. Sull'esito dell'interrogatorio c'è il segreto istruttorio.
L’opera era stata ritrovata a dicembre da un giardiniere, a 20 anni di distanza dal furto. Il dipinto era nascosto nell'intercapedine di un muro esterno dello stesso museo da dove era stato rubato. Nella confessione i due presunti ladri de "Il Ritratto di Signora" scagionano l'autore del ritrovamento. "Non avevamo previsto l’intervento del giardiniere, che però ci ha solo anticipato di poco", si legge nella lettera.
La Banca di Piacenza versò una quota per favorire il ritrovamento Per favorire il ritrovamento del quadro, inoltre, la Banca di Piacenza nel 2015 aveva versato una somma di denaro, che si aggirerebbe intorno ai 35mila euro. "Non è escluso che quei soldi abbiano riattivato i meccanismi del recupero", afferma il presidente esecutivo dell'istituto, Corrado Sforza Fogliani.