AL FESTIVAL DI MODENA

Amanda Knox: "Io una vittima, quell'inchiesta è stata contaminata"

"Tutti erano contro di me. Per il mondo io ero una psiocopatica e una puttana. Ma la verità è che quel giorno Rudy Guede è entrato nel mio appartamento e ha violentato e ucciso la mia coinquilina Meredith"

15 Giu 2019 - 13:26
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"So che rimango una figura controversa agli occhi dell'opinione pubblica, nonostante la Cassazione mi abbia assolto dall'accusa dell'omicidio di Meredith". Così Amanda Knox ha parlato al Festival della giustizia penale a Modena, ripercorrendo l'esperienza processuale che l'ha coinvolta. "So che molti pensano che io sia cattiva, ma in realtà io sono stata una vittima: si cercava un colpevole e polizia e media si sono accaniti su di me. Guede ha ucciso Meredith", aggiunge per poi raccontare: "Quando ero in carcere ho meditato sul suicidio".

Amanda Knox al Festival della giustizia penale di Modena

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"Rudy Guede ha ucciso Meredith" - "Il primo novembre 2007, un ladro, Rudy Guede, è entrato nel mio appartamento e ha violentato e ucciso la mia coinquilina Meredith Kercher". Così Amanda ha poi ricordato quanto accaduto undici anni fa, nell'appartamento che condivideva con l'altra studentessa. "Nonostante questo, tanti non hanno sentito il suo nome: tutti hanno indagato su di me mentre Guede fuggiva, senza basarsi su prove o testimonianze ma solo su un'intuizione investigativa".

L'immagine "costruita" - La studentessa americana ha poi ricostruito l'immagine che sarebbe stata diffusa di lei e ha sottolineato: "Sul palcoscenico mondiale io ero una furba, psicopatica e drogata, puttana. Colpevole. È stata creata una storia falsa e infondata, che ha scatenato le fantasie della gente. Una storia che parlava alle paure della gente. Non potevo più godere del privilegio della privacy. La mia famiglia veniva descritta come un clan. Io prima del processo ero sommersa da una montagna di fantasie da tabloid".

"Inchiesta contaminata" - A causa dell'intervento dei media, ha chiarito ancora la Knox, "l'inchiesta è stata contaminata. Era impossibile avere per me un processo giusto. L'opinione pubblica non deve rispondere a nessuno, non ci sono regole se non che il sensazionalismo vince: nella corte dell'opinione pubblica non sei una persona umana, sei un oggetto da consumare".

"Ho meditato sul suicidio" - "A vent'anni ero una ragazza felice e vivace e sono stata costretta a trascorrere da sola i miei primi anni venti, imprigionata in un ambiente disumano, malsano e imprevedibile. Invece di sognare una carriera o una famiglia, ho meditato sul suicidio. Tutti i membri della mia famiglia hanno sconvolto le loro vite a seguito di questa vicenda", ha raccontato Amanda.

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