"Troppe imitazioni, servono tutele", spiegano i membri, che stanno lottando in tutti i modi per vedere il famoso condimento riconosciuto come marchio registrato
Anche sfogline, sfoglia e ragù meritano il loro riconoscimento. Come i pizzaioli e la pizza. E’ quanto sostengono i membri dell’associazione Ragù – The Real Bolognese Sauce, i quali chiedono a gran voce che anche queste eccellenze nostrane abbiano un certificato di qualità. Cosa vorrebbero esattamente? Che l’arte della preparazione della sfoglia - magari condita con il ragù, che un gruppo di bolognesi sta cercando di far diventare Igt (Indicazione Geografica tipica), com’è accaduto con il pesto genovese - diventi patrimonio dell’Unesco. “Nel mondo, ci sono troppe imitazioni del ragù, servono tutele”, affermano Davide Di Noi, Sara Roversi, Andrea Magelli e Mirco Montebugnoli, che guidano l’associazione. Lo riporta Il Resto del Carlino.
“Lavoriamo in difesa del ragù - spiega Di Noi al quotidiano bolognese - perché non vogliamo fermarci alla ricetta depositata alla Camera di commercio nel 1982, credendo invece nell’importanza di una maggiore tutela”. I membri dell’associazione sperano di vedere il famoso condimento riconosciuto come marchio registrato.
L’appello dell’associazione - “A settembre durante il Festival del Ragù e de Le Salsamentarie, l'associazione, nata per difendere e diffondere il sugo più amato dai bolognesi, ha rilanciato la proposta di riconoscere le sfogline come patrimonio Unesco (mentre è ancora ferma la legge che le tuteli come figure professionali) e far partire il percorso che porti il ragù ad essere riconosciuto come marchio con disciplinare”, ha scritto Di Noi su Facebook.
"Chiediamo alla cittadinanza, alla stampa, alle aziende e alle Istituzioni di sostenerci in questo difficile percorso - continua Di Noi - affinché il ragù abbia una ricetta riconosciuta e dei paradigmi da rispettare per poter ottenere un certificato di qualità, così come avviene per tantissimi prodotti della nostra terra e della nostra tradizione e che le sfogline ottengano un riconoscimento degno di questa storia straordinaria: una storia di Bologna e dell'Emilia Romagna".
“Troppe storpiature” - E' proprio in occasione del Festival del Ragù che i membri dell’associazione si sono resi conto che le imitazioni sono troppe. “Siamo venuti a contatto con varie realtà straniere che ci hanno presentato il loro ragù, fatto con il canguro o i grilli in Australia o con le famose meatball - racconta Di Noi al Carlino - Ecco, in quel frangente ci siamo resi conto che la nostra specialità è celebre e ha fatto conoscere Bologna, ma che in effetti alle storpiature non c’è fine, quindi è necessario tutelare il ragù, farlo diventare Igt, rendere ben riconoscibile la sua identità e magari l’anno prossimo al festival ospiteremo anche preparazioni più esotiche”. Concetto ribadito poi su Facebook da Di Noi, che chiosa: “È il momento di proteggere e celebrare l’originale”.