Il militare, ritenuto il capo della banda in divisa della stazione Levante, ha rivolto accuse anche nei confronti dei superiori
Tortura e spaccio: sequestrata una caserma a Piacenza
"Allora, io ammetto tutto. Ne ho fatte cavolate dottore, però se mi devo prendere le colpe degli altri no! Dentro la caserma tutti sapevano, fino al comandante, non potevi non sapere perché ci si stava dalla mattina alla sera insieme". Lo si legge nei verbali pubblicati da La Repubblica di Giuseppe Montella, il carabiniere ritenuto il capo della banda in divisa della caserma Levante di Piacenza. Il militare è accusato di avere trasformato l'intera caserma in un covo di spaccio e di torture.
"Tutti lo sapevano - dice Montella durante l'interrogatorio - nel senso che non c'è nessuno che non lo sa a partire dall'ultimo fino al comandante, dalla testa ai piedi, tutti sapevamo che ogni tanto davamo una canna... qualcosa. Sapevano che quando si facevano arresti grossi si diceva, 'teniamo due grammi, tre grammi da dare'". Lunedì 29 marzo all'udienza con rito abbreviato sono attese nuove sue dichiarazioni.
Gli altri militari arrestati, invece, accusano proprio Montella di essere l'unico responsabile della gestione degli illeciti. Lui non ci sta e replica: "Dottore io ho sentito dalle celle, non sono stupido, loro sono tutti e quattro vicini... ok? Io sono quello più messo da parte, loro si parlano tutti e quattro, vanno insieme a fare l'ora d'aria, li sento parlare, sento quello che dicono e lo so che mi hanno buttato tutta la merda a me. Ero un loro fratello, ma in carcere nessuno di loro mi ha mai chiesto 'Giuseppe come stai?'".