"Il poligono non era riuscito a pulire due armi, che erano rimaste sporche", spiega il legale a "Pomeriggio Cinque"
"Pomeriggio Cinque" torna a occuparsi del caso di Sofia Stefani, l'ex vigilessa di 33 anni uccisa alla sede del comando della polizia locale di Anzola dell'Emilia (Bologna) con un colpo alla testa partito dalla pistola del collega Giampiero Gualandi.
Dopo la testimonianza Anna, amica molto intima della vittima, la trasmissione condotta da Myrta Merlino ha proposto le dichiarazioni rilasciate dall'avvocato di Giampiero Gualandi. "Non è stato assolutamente intenzionale, è stato un incidente - conferma il legale ai microfoni di "Pomeriggio Cinque", concentrandosi poi sulla pulizia dell'arma fatta da Gualandi prima dell'incontro con Sofia Stefani - Nell'ultima esercitazione fatta, sei mesi prima, l'arma di Gualandi e dell'altro collega, che aveva pulito la sua uno o due giorni prima, il poligono non era riuscito a pulire le loro due armi, che quindi erano rimaste sporche".
"Per chi ha un porto d'armi, è un'operazione semplice", ha quindi proseguito l'avvocato, spiegando come la pistola fosse disarmata, "con il carrello sollevato e bloccato".
L'avvocato, infine, conferma la relazione tra il suo assistito e la vittima: "Era durata qualche mese, sette/otto mesi, e si era interrotta a febbraio". E aggiunge un ulteriore dettaglio: "Le telefonate erano decisamente in prevalenza da parte di Sofia. Erano comunque rimasti dei rapporti legati a natura lavorativa, di natura sindacale, che il dottor Gualandi continuava a dare anche se la relazione era finita".