I sindacati chiedono la chiusura di tutto il magazzino e i controlli anche agli autisti. Nel frattempo la Ausl continua a effettuare i tamponi per arginare il focolaio
I lavoratori della Brt di Bologna "sono terrorizzati" per il focolaio di coronavirus scoppiato in un magazzino. Lo afferma Maurizio Lago, segretario della Uil Trasporti Emilia-Romagna. "Noi stiamo chiedendo di fare un lockdown di quel sito - ha aggiunto -. Andrebbe bloccato tutto. Qui si parla della salute dei lavoratori e per noi tra la produzione e la salute dei lavoratori non ci sono dubbi".
"E' evidente - prosegue Lago - che se fossero stati i protocolli di sicurezza, il contagio non sarebbe partito. Andrebbe bloccato tutto. Invece hanno messo in quarantena solo la cooperativa interna, secondo noi è sbagliatissimo". Per il sindacalista a essere preoccupati sono gli autisti e spedizionieri, "che girano per Bologna" e bisogna capire se hanno avuto rapporti con il personale della coop. Per questo la Uil chiede che sia esteso anche a loro lo screening con i tamponi.
Dure le accuse della Ausl: "Regole non rispettate" - Da parte dell'azienda Usl c'è stata la volontà di capire come possa essersi sviluppato il focolaio. "E' stato un medico, la settimana scorsa, a segnalarci un caso, noi poi ci siamo attivati - ha detto Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell'Azienda Usl - avremmo fatto ancora meglio se le persone che si sono sentite male avessero comunicato la loro condizioni al medico curante, invece questo non è avvenuto. Siamo dovuti arrivare noi prima che loro ci riferissero di avere qualche sintomo. Il focolaio e' confinato al solo magazzino in zona Roveri". Sono diverse le figure professionali presenti, alcune delle
quali non dipendenti di Bartolini, ma di aziende appaltanti e quindi con meno tutele. "I contagi, in questo momento - ha precisato - riguardano solo i magazzinieri, e i loro familiari o amici, e non gli autisti. Ma la situazione è in evoluzione".
L'Ausl sta procedendo con i tamponi, non con i test sierologici, "perché ci serve capire subito chi è positivo al coronavirus", ha sottolineato il direttore del dipartimento di
Sanità pubblica. Ma ha lanciato anche pesanti accuse: "Abbiamo riscontrato che le regole per contenere i contagi da Covid-19 non venivano rispettate in modo sistematico. Qualche volta, le persone non mantenevano la distanza di sicurezza di un metro o usavano la mascherina in modo saltuario, quindi non in modo corretto".