Dal peculato all'abuso d'ufficio, dalla minaccia a pubblico ufficiale alla violenza e ai maltrattamenti in famiglia tra i capi d'accusa. Resta indagato anche il sindaco Andrea Carletti. La regola in chat: "Niente regali dei genitori ai bimbi"
I carabinieri di Reggio Emilia hanno notificato a 26 persone l'avviso di fine indagine dell'inchiesta "Angeli e Demoni" sui presunti affidi illeciti nella Val d'Enza. I capi di imputazione contestati dalla Procura reggiana nell'atto, che di solito prelude a una richiesta di rinvio a giudizio, sono 108. Il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, resta indagato. Emergono dettagli shock: una psicoterapeuta si travestiva da lupo cattivo.
I capi d'accusa - Peculato, abuso d'ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l'altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche: questi i reati contestati a vario titolo alle 26 persone coinvolte. I capi di imputazione al centro delle misure cautelari sono stati tutti confermati e alcuni, nel frattempo, integrati.
Tra 20 giorni le richieste di rinvio a giudizio - Le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri hanno visto lo stralcio di 4 posizioni, una delle quali già archiviata. Per un indagato c'è il consenso alla richiesta di patteggiamento, con l'udienza fissata il 27 gennaio davanti al gup. Gli indagati hanno ora 20 giorni per essere interrogati o produrre memorie: poi la Procura deciderà se procedere con le richieste di rinvio a giudizio.
Il pm: "Quadro accusatorio confermato e ampliato" - Il procuratore della Repubblica di Reggio Emilia Marco Mescolini scrive, in riferimento alla chiusura indagini: "La massiccia attività istruttoria" dopo le misure cautelari attraverso consulenze, interrogatori, analisi dei documenti, ha consentito "non solo di confermare le ipotesi accusatorie già riconosciute dal gip in fase cautelare", ma anche "di integrare il quadro probatorio in relazione a talune non riconosciute dal gip stesso in fase di emissione misura e anche di individuare nuove fattispecie".
Psicoterapeuta si travestì da lupo cattivo Emergono poi dettagli scioccanti dall'inchiesta. L'accusa sostiene che la psicoterapeuta Nadia Bolognini si travestì da lupo o da altri personaggi "cattivi" dell'immaginario popolare, inseguendo un bambino all'interno del proprio studio e urlandogli contro "col dichiarato fine di punirlo e di sottometterlo". Al termine del gioco, la terapista associava la figura del lupo cattivo al compagno della madre coinvolto in un'inchiesta su presunti abusi sessuali.
La "macchinetta dei ricordi" Bolognini è accusata di aver alterato lo stato psicologico di minori e di aver utilizzato, in alcuni casi, la "macchinetta dei ricordi", strumento a impulsi elettromagnetici non riconosciuto dall'ordine degli psicologi in Italia, attraverso il quale avrebbe estrapolato i ricordi traumatici presenti nella mente del bambino, sostituendoli con quelli positivi.
La regola in chat: "Niente regali dei genitori ai bimbi" Nell'inchiesta ci sono anche i regali e le lettere dei genitori naturali, consegnati al Servizio sociale della Val d'Enza, ma mai fatti avere ai bambini in affido. Un modus operandi da parte degli operatori, esemplificato anche da un messaggio in una chat di gruppo acquisito grazie al sequestro di telefoni agli indagati, dove si parla della mole di materiale ricevuto e mai consegnato. "Avviso tutti i colleghi - si legge - che i pacchi con i regali per bambini allontanati dalle famiglie continuano ad aumentare e siccome non vengono consegnati per diversi motivi, anche nella maggior parte dei casi perché è meglio non farli avere ai bambini. Direi che la regola per il 2019 è quella che, per salvare capre e cavoli, diciamo ai genitori che il servizio non accetta alcun pacco da consegnare ai propri
figli".