Per l'avvocato De Rensis, come riportato nell'esposto presentato, crolla l'assunto della prima ricostruzione: il pirata la notte in cui morì non era solo nella sua camera di albergo
© SportMediaset
La riapertura del caso Pantani determinerà un lavoro "lungo e complesso". L'avvocato Antonio De Rensis, che assiste la famiglia del "pirata", dice che l'indagine "avrà diversi step e diverse fasi, una propedeutica all'altra". E' lo stesso Rensis che ha redatto l'esposto in seguito al quale è stata riaperta l'inchiesta sulla morte del campione. I lavori entreranno nel vivo a settembre.
Uno degli aspetti messi in luce dall'esposto riguarda anche i tabulati ricavati dai cellulari degli spacciatori che fornivano la cocaina a Pantani: un traffico molto fitto tra le 13 e le 20 del 14 febbraio 2004, quando il Pirata era già morto, ma il corpo non era ancora stato scoperto: "Le telefonate - aggiunge il legale della famiglia Pantani - sono uno dei vari spunti: la rilettura del traffico telefonico potrà darci qualche indicazione".
Una circostanza anomala, tutta da ricostruire. Il nuovo filone inizia da una perizia di parte che sconfessa tutte le lacune delle indagini di quel febbraio 2004. Lacune e soprattutto omissioni, come la ferita sul polso di Pantani, mai analizzata. Oppure i segni, evidenti oppure ignorati, del trascinamento del cadavere. O ancora la bottiglietta d'acqua rinvenuta sul tavolo, su cui nessuno cercò tracce di Dna. Bottiglietta che secondo il legale di famiglia, potrebbe essere stata utilizzata proprio dallo sconosciuto assassino per costringere il Pirata a ingoiare una soluzione letale di acqua e cocaina.
Nibali: "Ricordare la morte di Marco non fa bene, ricordiamolo come campione" - "Ricordiamo Marco per il campione che è stato. Aspettiamo per rispetto la certezza dei fatti prima di giudicare". E' il messaggio che il vincitore del Tour de France 2014 Vincenzo Nibali ha pubblicato sulle proprie pagine social, commentando così la riapertura dell'inchiesta sulla morte di Marco Pantani.