Il sostituto procuratore di Parma ha chiesto l'archiviazione del procedimento contro 10 guardie accusate di abusi da un detenuto
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"Solo una lezione di vita carceraria": con questa motivazione il sostituto procuratore di Parma Emanuela Poddi ha chiesto l'archiviazione del procedimento contro dieci agenti della polizia penitenziaria finiti sotto inchiesta dopo le registrazioni shock di un detenuto marocchino, Rachid Assarag. L'associazione "A buon diritto" le aveva rese pubbliche qualche settimana fa, spingendo il ministero della Giustizia ad aprire un'indagine.
Assarag, 41 anni, è stato condannato a nove anni e quattro mesi per violenza sessuale e dal 2009 è stato trasferito in undici penitenziari diversi, denunciando abusi quasi ovunque. Nei nastri da lui portati a testimonianza si sentono i commenti agghiaccianti delle guardie. Frasi del tenore di "con i carcerati ci vogliono il bastone e la carota, un giorno di pugni e l'altro no", oppure "in questo carcere la Costituzione non esiste".
Per il pm, però, parole del genere, "seppur inquietanti, paiono lezioni di vita carceraria, più che minacce e affermazioni di supremazia assoluta o negazione dei diritti, visto che la guardia dice di non aver mai usato violenza e Assarag conferma ". Le accuse, dunque, non avranno un seguito legale, almeno nel caso di Parma, perché in altre circostanze le testimonianze del medico del carcere avvalorano le denunce di abusi.
Un processo penale in corso a Firenze vede invece Assaragh sul banco degli imputati con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale per un fatto avvenuto ad agosto 2015 nel carcere di Sollicciano. Assarag avrebbe strattonato uno degli agenti che voleva impedirgli di andare a denunciare una guardia secondo lui colpevole del suicidio di un altro detenuto. Il marocchino si è presentato in tribunale in sedia a rotelle e ha spiegato che ne deve far uso a causa delle aggressioni subite in carcere, che gli hanno causato fratture alle ginocchia.
Secondo il suo avvocato Fabio Anselmo (lo stesso che segue i casi Cucchi, Magherini e Aldovrandi) le denunce contro di lui da parte delle guardie penitenziaria di vari istituti si sono moltiplicate perché "si sta cercando a tutti i costi di non farlo uscire dal carcere", condannandolo "ad un ergastolo di fatto" perché non racconti alla stampa quello che ha subito. "Io pago, ma lo Stato non mi può trattare così", dice il detenuto, che per il legale ora teme per la sua vita.
"Parlare di lezioni di vita carceraria davanti a quelle registrazioni è peggio che confermare gli abusi: è la legittimazione ideologica e morale della violenza in carcere", ha commentato in un'intervista il presidente della Commissione diritti umani del Senato e presidente dell'associazione "A buon diritto", Luigi Manconi. "La procura che doveva perseguire i reati è come se li avesse giustificati, legittimati e infine depenalizzati. Parlare di lezioni di vita carceraria è come dire che esiste una pedagogia della violenza".