Una panchina rossa nel nome di Saman: a Milano l'omaggio alla pachistana scomparsa
© Facebook /Gaetano Bianchi
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Tra i citati ci sono i cinque rinviati a giudizio per l'omicidio: i genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen (latitanti in Pakistan), lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq
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Saman Abbas il 4 febbraio 2021 inviò al fidanzato in una chat, acquisita dai carabinieri di Reggio Emilia agli atti, i nomi e i numeri di telefono dei familiari e dei personaggi che a suo dire le avrebbero potuto fare del male. Tre mesi prima di sparire nel nulla. Tra i citati ci sono i cinque rinviati a giudizio per l'omicidio: i genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen (latitanti in Pakistan) lo zio Danish Hasnain, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, arrestati nei mesi scorsi dopo la fuga all'estero.
Nella chat indicati anche il fratello minore e altri due parenti, non indagati - La ragazza indicava anche il fratello minore, un altro cugino e un altro zio: queste tre persone non risultano indagate. Il cugino e lo zio segnalati da Saman nella chat sono gli stessi parenti che il fratello, in una conversazione con la madre intercettata dopo il delitto, accusava come istigatori dell'uccisione della giovane.
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Dalla casa della famiglia al matrimonio combinato - La diciottenne, scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) il 30 aprile 2021, nella chat indicava al fidanzato anche altri dettagli. Tra gli altri, la via della casa in cui aveva abitato insieme alla famiglia, e dove sarebbe tornata il 20 aprile per prendere i suoi documenti e andarsene, dopo un soggiorno in una comunità protetta a Bologna. Saman segnalava inoltre il nome e la città pachistana del cugino che si era rifiutata di sposare nel matrimonio combinato dai suoi familiari.
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