Avviso di garanzia anche ai due organizzatori della manifestazione di sabato
© ansa
Undici persone, tra le quali i due organizzatori della manifestazione di sabato a Piacenza, degenerata in scontri fra gli antagonisti e le forze dell'ordine, sono state indagate a piede libero. Oltre ai due organizzatori, che rispondono di istigazione a delinquere e della violazione del Testo unico delle leggi di Pubblica sicurezza, cioè mancata osservanza delle prescrizioni, sono indagati anche i presunti autori del pestaggio di un carabiniere.
La protesta piacentina degenerata in tafferugli era stata organizzata dal collettivo "Contro Tendenza" contro l'apertura di una sede di CasaPound, ma si inseriva anche tra le reazioni ai fatti di Macerata, e al corteo hanno partecipato non pochi giovani provenienti da altre città della regione e non solo.
I due organizzatori della manifestazione rispondono di istigazione a delinquere e di violazione delle norme del Testo Unico di pubblica sicurezza sull'osservanza delle prescrizioni. Grazie al lavoro della Digos della questura e del nucleo informativo dei Carabinieri, nel corso della giornata altri volti, ripresi durante i tafferugli, sono diventati nomi. Nove le persone segnalate alla Procura: per rapina, lesioni aggravate in concorso, resistenza, minacce e violenza a pubblico ufficiale.
Fra questi giovani, appunto, ci sono anche gli autori del 'pestaggio' del carabiniere, che lunedì ha ricevuto nella caserma del battaglione di Bologna la visita del ministro dell'Interno Marco Minniti, del comandante generale dell'Arma Giovanni Nistri e del capo della Polizia Franco Gabrielli.
Non si può escludere che nelle prossime ore scattino provvedimenti restrittivi. "Non avremo tregua fino a quando non avremo individuato i responsabili", aveva detto Minniti, ricordando che per aggressioni come quelle al brigadiere "si va in galera". Al militare era stato portato via lo scudo ed era stato colpito più volte e selvaggiamente mentre era a terra, in via Sant'Antonino, dove era rimasto isolato rispetto al cordone di sicurezza di cui faceva parte e alla mercé degli assalitori.
Altri quattro militari, come lui del 5° reggimento Emilia-Romagna, erano rimasti feriti, in modo più lieve. Nella manifestazione pure un giornalista freelance di Parma era stato colpito al volto, di striscio, da un oggetto lanciato nel parapiglia, probabilmente un cubetto di porfido. Anche su questo episodio gli investigatori sono al lavoro per formalizzare una contestazione.
Tra gli attivisti identificati e denunciati ci sarebbero esponenti di collettivi modenesi e bolognesi, ma anche di Torino e rappresentanti di un sindacato di base, presenti in corteo.