PER INADEMPIMENTO A DIRETTIVA UE

Strangolata dal fidanzato, Italia condannata a risarcire la madre

Lo Stato è colpevole di inadempimento a una direttiva Ue che prevede l'indennizzo per reati violenti dolosi, quando non sia possibile conseguirlo dal reo

07 Giu 2016 - 19:12

Il ministero della Giustizia e la presidenza del Consiglio dovranno risarcire con 100mila euro la madre di Rossana Jane Wade, la 19enne strangolata dal fidanzato nel 1991 a Fiorenzuola, nel Piacentino. Lo ha stabilito una sentenza del giudice civile di Bologna Alessandra Arceri. L'Italia è stata condannata per inadempimento a una direttiva Ue che prevede l'indennizzo dello Stato per reati violenti dolosi, quando non sia possibile conseguirlo dal reo.

Il delitto e la condanna - La ragazza, che lavorava in un bar, fu assassinata e gettata in un casello ferroviario abbandonato nella zona di Fiorenzuola. Per l'omicidio Maggiolini è stato condannato a 15 anni e 8 mesi, sentenza definitiva dal 1995. La sentenza penale prevedeva anche il risarcimento alle parti civili, ma la madre non ha mai ottenuto il ristoro dei danni, dal momento che il condannato è nullatenente.

La direttiva europea - La direttiva europea 80 del 2004, su cui si è basato il ricorso, conferisce alle singole vittime di reati intenzionali violenti, alle quali non sia stato possibile conseguire il risarcimento del danno del reo, il diritto a percepire dallo Stato membro di residenza un indennizzo equo e adeguato. La madre, Letizia Genoveffa Marcantonio, aveva chiesto in tutto 250mila euro per l'inadempimento da parte dello Stato italiano della norma dell'Unione Europea.

La sentenza del giudice civile - Il giudice Arceri, nel ritenere corretta la pretesa risarcitoria, ha ricordato che la Commissione europea ha indirizzato il 17 ottobre 2013 un parere motivato all'Italia, accusandola di non aver adottato i provvedimenti necessari per modificare la propria legislazione, al fine di ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa europea: la conseguenza è che alcune vittime di reati intenzionali violenti potrebbero non aver accesso all'indennizzo cui avrebbero diritto, proprio sul presupposto che l'ordinamento italiano non dispone di un sistema generale per tutti i reati intenzionali violenti, lasciando così prive di tutela le vittime di alcuni di essi, particolarmente gravi, come rapina, sequestro di persona e omicidio.

Lo Stato, secondo il giudice, ha adempiuto quindi solo parzialmente all'obbligo, emettendo leggi che tutelano esclusivamente le vittime di terrorismo, strage o delitti di mafia. La pretesa risarcitoria, dunque, "trae linfa nel comportamento antigiuridico dello Stato italiano", da un lato, e nel danno ingiusto subito dalla madre, "causalmente ricollegabile" proprio al comportamento dello Stato.

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