Il pm aveva chiesto 12 anni per i complici di Guerlin Butungu, congolese 20enne considerato il capo del gruppo, già condannato a 16 anni di reclusione
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Sono stati condannati a 9 anni e 8 mesi con rito abbreviato i tre minorenni stranieri riconosciuti colpevoli degli stupri a Rimini la notte del 26 agosto. I tre, giudicati da tribunale per i minorenni di Bologna, sono i complici di Guerlin Butungu, congolese 20enne considerato il capo del gruppo, già condannato a 16 anni. Per i tre minori il pm aveva chiesto 12 anni.
L'udienza si è svolta a porte chiuse. Il pm ha chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche per i tre imputati, due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e un nigeriano di 16. Otto i capi di imputazione contestati. Poi hanno preso la parola le difese.
Prima di entrare in aula, l'avvocato Marco Defendini, difensore dei due fratelli, aveva dichiarato che si tratta di "un processo sulla pena, sulla responsabilità c'è poco da dire" e che i suoi assistiti "hanno capito cosa hanno commesso. Stanno seguendo entrambi la scuola all'interno del carcere e si aspettano una pena esemplare per questi fatti. Poi sanno che per un lungo periodo dovranno stare in carcere, anche in attesa di quello che potrà essere l'appello e la sentenza definitiva".
Difensore del 16enne: "Pena troppo alta" - Nove anni e otto mesi "sono troppi". Ne è convinto l'avvocato Alessandro Gazzea, il difensore del nigeriano 16enne. "Faremo appello, quantomeno sulla questione delle aggravanti sulla violenza e sulla minorata difesa", ha detto. Secondo il legale il giudice "ha considerato una serie di circostanze aggravanti che dovevano essere elise. I fatti sono quelli che conosciamo, ma il giudice li ha voluti ritenere una pluralità di violenze. La medesima violenza è invece stata conteggiata più volte". Farà appello anche l'avvocato Marco Defendini, difensore dei due fratelli marocchini, che diversamente dal collega è invece soddisfatto dall'entità della pena. "Leggeremo le motivazioni. Credo - ha detto - che sarà difficile ottenere un risultato migliore".
Le vittime polacche: incubo senza fine - Una paura senza fine. E' questo il senso di una lettera che i due polacchi, vittime degli stupratori di Rimini, hanno inviato al tribunale dei minori. "Mi capita di avere incubi notturni e attacchi di panico. Non so se passerà mai la paura e il senso di vergogna che mi accompagnano", dice la ragazza. "Ho paura del buio, della spiaggia, del mare, della gente che parla una lingua straniera", scrive il fidanzato. Lo riferisce l'avvocato Maurizio Ghinelli, che li assiste e ha depositato i testi tradotti.