Due i reati ipotizzabili: violenza privata, tentata o consumata e peculato d'uso
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Tre poliziotti della scorta di Salvini sono indagati in relazione a quanto avvenne a Milano Marittina, quando il figlio dell'allora ministro fece un giro in mare su una moto d'acqua della polizia guidata da un agente. I tre, interrogati dalla procura di Ravenna, sono stati formalmente identificati, dopo richiesta al Viminale, per il comportamento tenuto con un giornalista che cercava di riprendere la scena. L'ex ministro: "Il pm se la prenda con me".
I tre hanno risposto al magistrato fornendo la loro versione dell'accaduto. Sulla vicenda, la Questura di Ravenna nelle settimane scorse aveva concluso l'accertamento interno, inviando per competenza gli atti alle Questure di Roma e di Livorno alle quali appartengono rispettivamente i tre agenti della scorta e i due poliziotti incaricati della moto d'acqua.
A quel punto la Procura ravennate ha aperto un fascicolo sull'accaduto. Due i reati ipotizzabili: violenza privata, tentata o consumata e peculato d'uso.
Il leader della Lega però non ci sta, e in un video su Facebook veste i panni dell'avvocato difensore: "Ci sono 3 poliziotti indagati per un giro di 5 minuti di mio figlio su una moto d'acqua della polizia. Interrogati, manco fossero spacciatori. Li conosco, non mi permetto di giudicare l'operato della magistratura, ma prendetevela con me, non con altri che non c'entrano nulla". E ancora: "Prendetevela con Matteo Salvini padre, ex ministro o senatore. Lasciate in pace chi lavora per la sicurezza dei cittadini per 1.500 euro al mese, non merita di doversi pagare gli avvocati e di essere convocato in Procura come delinquente. Lo dirò a quel procuratore, se la prenda con me. Io non ho parole, non è difesa personale ma reazione spontanea. Ma che Paese è?".
Già dopo l'"incidente" Salvini aveva provato a far rientrare il caso parlando di "errore mio da papà, nessuna responsabilità va data ai poliziotti, che anzi ringrazio perché ogni giorno rischiano la vita per il nostro Paese". Mentre il capo della polizia, Franco Gabrielli, alcuni giorni dopo l'episodio, aveva sottolineato: "In questa vicenda c'è solo una cosa che mi interessa e che sto approfondendo: se c'è stata una limitazione al diritto di informazione e cronaca".