Tre i feriti ancora ricoverati

Esplosione Calenzano, trovati i cadaveri dei tre dispersi: il bilancio delle vittime sale a 5

Sarebbero stati ritrovati nell'area della pensilina dell'area di carico 

10 Dic 2024 - 22:45
 © Ansa

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Sono stati ritrovati i corpi dei tre dispersi nell'esplosione al sito Eni di Calenzano. Salgono così a cinque le vittime accertate. Hanno tutte un nome e un cognome ma solo una è stata identificata: si tratta dell'autotrasportatore 51enne Vincenzo Martinelli. Per gli altri quattro, Carmelo Corso, 57 anni, Gerardo Pepe, 46 anni, Franco Cirielli, 46 anni, e Davide Baronti, 49 anni, l'identificazione appare più complessa. I feriti nell'esplosione sono 26, tre dei quali sono ancora ricoverati in ospedale.

Le vittime

 Vincenzo Martinelli, 51enne napoletano, ma residente da almeno 25 anni a Prato, si stava separando dalla moglie con cui aveva due figlie, di 18 e 21 anni, a cui era legatissimo. Appassionato di cani e di caccia, Martinelli aveva provato recentemente anche un'esperienza lavorativa all'estero, in Germania, ma proprio per la mancanza delle sue figlie era tornato a lavorare a Prato, dove viveva proprio in centro storico. Carmelo Corso, 57 anni, era originario di Catania viveva a Calenzano. Gerardo Pepe, 45 anni viveva Sasso di Castalda (Potenza). Era nato in Germania, dove i suoi genitori erano emigrati per lavorare. "Gerardo - hanno detto i suoi compaesani - era una persona dedita al lavoro, un bravo padre di famiglia (la figlia ha 12 anni), sempre disponibile con tutti". Franco Cirelli, 50enne di Cirigliano (Matera) aveva fatto parte della Brigata paracadutisti "Folgore". Lo hanno raccontato ai giornalisti i cittadini del piccolo paese con circa 300 abitanti dove l'uomo viveva con la compagna e due figli piccoli. Davide Baronti, 49 anni, originario della provincia di Novara, abitava da qualche anno a Bientina (Pisa) con la moglie e i figli. Frequentava spesso il tennis club Torretta White. "Era davvero una persona squisita, ben voluta da tutti e sempre sorridente, gentile disponibile. Il tennis era la sua valvola di sfogo fuori dallo stress del lavoro quotidiano", ha detto uno dei gestori del club, Francesco Riccelli.

Inchiesta non solo per omicidio colposo plurimo

 La procura di Prato ha aperto un'inchiesta. Una delle ipotesi di reato sarebbe omicidio colposo plurimo. Ci sarebbe almeno anche un'altra contestazione. Dalla procura però non trapela alcuna informazione su quale sia l'altro titolo di reato e se siano già state iscritte delle persone nel registro degli indagati. 

Pm nomina 2 consulenti: si occuparono di Capaci

 L'esplosivista Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino sono i due consulenti incaricati dalla procura di Prato per svolgere accertamenti per le indagini sulla deflagrazione avvenuta nel deposito. Entrambi hanno tra l'altro già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato il procuratore di Prato Luca Tescaroli quando era pm a Caltanisetta.

Un operatore ha dato l'allarme, poi l'esplosione

 Un operatore che era al deposito dell'Eni ha dato l'allarme pochi secondi prima dell'esplosione. È quanto appreso in ambienti investigativi. Tutto è avvenuto alla pensilina numero 6 dell'area di carico che ne conta 10. Alle 10:21 e 30 secondi, questa l'orario registrato, un operatore con un pulsante ha dato l'allarme ma in pochi secondi c'è stata la deflagrazione a cui è seguita una catena di esplosioni che ha coinvolto almeno cinque autocisterne. 

Oggi sciopero e assemblea a raffineria Eni Livorno

 A seguito della tragica esplosione nel deposito Eni di Calenzano, è stato proclamato oggi uno sciopero di due ore con assemblea e presidio davanti alla raffineria Eni di Livorno, da Fim Fiom Uilm di Livorno e il Coordinamento Rsu delle ditte dell'indotto Eni. Almeno 500 lavoratori da stamani alle 8.30 si sono riuniti in assemblea davanti ai cancelli della raffineria Eni. "Lo sgomento - dicono i sindacati - è per quei lavoratori e per le loro famiglie, questa è una guerra silenziosa che sembra non finire mai e suscita interesse sempre solo dopo tragedie come questa. La rabbia perché non si può morire lavorando".

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