Il consorzio di cooperative Gesconet è accusato dell'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Danni allo Stato per 1,7 miliardi di euro
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Militari del nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, diretti dalla Procura di Roma, hanno eseguito decine di perquisizioni e sequestri in tutta Italia in un'inchiesta che ha portato alla luce un'evasione fiscale miliardaria. Indagate 62 persone. La frode sarebbe stata realizzata dal consorzio di cooperative Gesconet. Tra il 2010 e il 2012 sarebbero stati pagati funzionari delle pubbliche amministrazioni.
I reati contestati agli indagati vanno dall'associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, alla bancarotta fraudolenta, al riciclaggio.
Nel corso dell'operazione i finanziari hanno sequestrato beni per oltre cento milioni di euro.
Gesconet opera nei settori del trasporto, del facchinaggio, delle pulizie e della vigilanza privata. Il sistema di evasione fiscale si sarebbe prevalentemente fondato sull'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Soldi a funzionari pubblici - Durante le indagini, la Gdf ha scoperto una contabilità riservata e parallela, utilizzata dagli indagati per pagare funzionari delle pubbliche amministrazioni. I soldi ai funzionari pubblici sarebbero state pagati tra il 2010 e il 2012 e sarebbero finiti nella contabilità parallela sottraendo il denaro alle cooperative.
Per lo Stato danni per 1,7 miliardi di euro - Ammontano a 1,7 miliardi di euro i danni per le casse dello Stato provocati dalla mega evasione. Il meccanismo messo in piedi dagli indagati, secondo gli inquirenti, consisteva nell'affidamento di servizi in subappalto a società cooperative appositamente costituite, da parte delle società degli indagati, che si aggiudicavano gli appalti sia da enti pubblici sia da società private.
A loro volta le cooperative emettevano fatture false per operazioni inesistenti, accertate dalla Gdf per circa 400 milioni, accreditando così il denaro ricevuto ad altre cooperative cosiddette "finali". I conti di queste ultime venivano progressivamente svuotati attraverso dei prelievi di denaro contante, non giustificati da alcuna logica commerciale.