Queste le parole della madre di Raffaele Rullo, imputata insieme al figlio 37enne nel processo per l'omicidio del calciatore Andrea La Rosa, avvenuto nel 2017. Entrambi condannati all'ergastolo
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"Non ho mai fatto del male a nessuno". Si difende così, rendendo dichiarazioni spontanee in video collegamento dal carcere, Raffaele Rullo, il 37enne imputato insieme a sua madre, Antonietta Biancaniello, nel processo che si è aperto davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano per l'omicidio del calciatore Andrea La Rosa, avvenuto nel novembre 2017. Anche la madre ha voluto parlare collegata in video e ha precisato: "Era già morto quando l'ho spinto nel bidone".
La ricostruzione del delitto - Secondo la ricostruzione della procura, il 14 novembre del 2017 Andrea La Rosa fu attirato in casa con l'inganno dai due imputati, narcotizzato e chiuso in un bidone riempito con il gasolio e poi cosparso di acido muriatico. Sempre secondo le indagini, Il 35enne, all’epoca direttore sportivo del Brugherio Calcio, era ancora vivo prima di essere immerso nel liquido corrosivo e morì per aver respirato i fumi tossici. I suoi resti furono ritrovati un mese dopo nel bagagliaio dell’auto della Biancaniello. Gli inquirenti credono che alla base dell’omicidio c’era un movente economico. La vittima vantava un credito di 30 mila euro con Rullo, che quest'ultimo non voleva restituire. Mamma e figlio avrebbero tentato di uccidere anche la moglie dello stesso Rullo, Valentina Angotti. per riscuotere una polizza da 150 mila euro relativa a un’assicurazione sulla vita che l’uomo aveva fatto sottoscrivere alla consorte.
La versione degli imputati - Un delitto, quello dell'ex calciatore, che aveva lasciato sotto shock il comune brianzolo e di cui Antonietta Biancaniello, si era assunta l'intera responsabilità. "Sono stata io, sono colpevole, mio figlio non c'entra nulla con questo omicidio", ha detto. E ancora: "Andrea La Rosa secondo me era già morto quando l'ho spinto dentro il bidone". Biancaniello e Rullo, mamma e figlio, sono stati condannati all'ergastolo per omicidio aggravato e per occultamento di cadavere e per il tentato omicidio della moglie di Rullo. La Procura di Milano ha impugnato la sentenza chiedendo che in appello i due vengano condannati anche all'isolamento diurno, rispettivamente di 10 e 12 mesi. Stando all'indagine condotta dai carabinieri, i due organizzarono una vera e propria trappola, in via Cogne, alla periferia di Milano. La Rosa fu prima narcotizzato e poi ferito alla gola nella cantina dell'edificio. Privo di sensi, fu spinto dentro al bidone. Un mese prima i due avrebbero escogitato l'altro piano criminale messo a punto per incassare un cifra molto più alta: i 150 mila euro della polizza sulla vita intestata alla moglie di Rullo che lui e la madre cercarono di assassinare, inscenando un suicidio. La donna, invece, riuscì a salvarsi e si è costituita parte civile nel processo.
I dettagli dell'inchiesta - Raccapriccianti i particolari emersi dalle indagini. Nel garage di Rullo i carabinieri avrebbero trovato 24 flaconi di acido muriatico. L'uomo e sua madre avevano anche acquistato una motosega, probabilmente per fare a pezzi il corpo. Dal computer dell'ufficio di Raffaele Rullo - che diceva di lavorare come tecnico informatico - sarebbe emerso che l'uomo aveva fatto ricerche sul web per capire come il boss mafioso Giovanni Brusca avesse sciolto nell’acido il corpo del piccolo Giuseppe Di Matteo. Il corpo di Andrea, fu ritrovato nel bagagliaio dell'auto, con una profonda ferita alla gola, parzialmente decomposto e corroso dall’acido. L'ex calciatore è ricordato da tutti come un ragazzo sereno e generoso.