La famiglia della vittima non ci sta: "La norma deve essere modificata, non si può pretendere che siano sempre i cittadini e le cittadine ad adeguarsi alle storture e all'ingiustizia"
Dopo la denuncia per aver ricevuto una cartella esattoriale su un risarcimento mai pervenuto, l'Agenzia delle Entrate risponde alla famiglia di Giulia Galiotto, vittima di femminicidio a Sassuolo. La 30enne venne uccisa dal marito Marco Manzini, ora libero. Oltre il danno, la beffa. L'ente ha chiesto seimila euro a fronte di una somma di un milione e 200mila euro mai arrivati. Ma "abbiamo agito correttamente", viene spiegato.
"L'Agenzia delle Entrate - scrive - desidera in primo luogo manifestare vicinanza e comprensione alla famiglia Galiotto. Pur dovendo, purtroppo, confermare la correttezza del proprio operato nel rispetto della normativa vigente in materia di imposta di registro, l’Agenzia si è immediatamente attivata per promuovere un confronto istituzionale con il ministero della Giustizia per verificare l’applicabilità, al caso concreto, dell’istituto della registrazione a debito, in base al quale la parte danneggiata viene esonerata dal pagamento. Questo istituto, in base al dettato normativo, si applica infatti alla sentenza di condanna nell’ambito del processo penale ma non anche, come nel caso in questione, alla successiva pronuncia esecutiva nell’ambito del processo civile".
Per la famiglia le affermazioni dell'Agenzia delle Entrate sono inaccettabili e promette battaglia. "Non stiamo cercando né comprensione, né tanto meno commiserazione né da parte dell’Agenzia delle Entrate né di altri organi dello Stato - afferma Giovanna Ferrari, mamma di Giulia, alla Gazzetta di Modena -. Stiamo denunciando una stortura nel nostro sistema che penalizza le vittime dirette o collaterali di reati violenti, pretendendo una percentuale di un risarcimento loro spettante prima ancora che lo abbiano percepito. Una tassa assurda e ingiusta posta su un credito non su un reddito. Una palese ingiustizia. Non solo lo Stato non si attiva per assicurare che gli autori di reatorispettino la parte risarcitoria della sentenza, né tanto meno provvede a risarcire le vittime, quando il pregiudicato non è nelle condizioni di farlo. Non solo cioè abbandona le vittime a se stesse, ma lucra sull'irrisarcibile danno umano subito. Non è accettabile che l’Agenzia delle entrate si nasconda dietro il 'così s’è sempre fatto'. Se questa è la norma, è la norma a dover essere modificata, non si può pretendere che siano sempre i cittadini e le cittadine ad adeguarsi alle storture e all’ingiustizia".
Il caso è finito anche in Parlamento grazie a una interrogazione del deputato modenese del Pd Stefano Vaccari, promossa anche dai colleghi Debora Serracchiani e Federico Gianassi, al ministro Giancarlo Giorgetti. "Andremo in fondo - sottolinea Vaccari - ma intanto esprimiamo la nostra vicinanza e il totale sostegno alla famiglia, che già ha avuto una perdita irreparabile e, nonostante questo, continua a ricevere sale sulle ferite da situazioni come quella oggetto della nostra interrogazione".