Una busta con tre proiettili è stata recapitata allo studio del suo avvocato a Padova
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Filippo Turetta avrebbe commentato in carcere la sentenza di condanna all'ergastolo inflittagli dalla Corte d'Assise di Venezia per l'omicidio di Giulia Cecchettin. "È stata un'attesa angosciante, lunga. Lo sapevo, ero preparato alla parola ergastolo, sono rimasto impietrito, ma sono sereno, non mi aspettavo nulla di diverso", avrebbe detto. Lo riporta l'Adnkronos.
Una fonte ha spiegato all'Adnkronos che chi ha incrociato lo sguardo di Turetta, lo ha trovato "quasi sollevato dalla fine del processo, da una gogna mediatica di cui sente il peso anche nei confronti della sua famiglia".
Mentre in aula ascoltava la sentenza di ergastolo, Turetta è rimasto in silenzio e non ha parlato neppure dopo, quando la Polizia penitenziaria lo scortava dentro il cellulare nel viaggio di ritorno a Verona, dove ha trascorso la prima notte con un orizzonte di carcere a vita. Come tutti nella terza sezione, Turetta condivide la cella con altri compagni; non lavora - questa sezione non prende parte alle attività lavorative - e nei lunghi giorni fa poco o nulla. Frequenta un corso di perfezionamento di inglese, legge libri, e pare stia imparando a suonare uno strumento, forse per entrare nella band musicale dell'istituto.
Con il passare dei mesi l'eco mediatica che accompagnava Turetta è venuta meno a Montorio; così anche le visite che può ricevere sono entrate nella routine comune: per la "terza" i giorni di visita sono il primo martedì, il primo giovedì, e il secondo e quarto sabato del mese. I familiari devono prenotare via mail il colloquio, che viene poi annunciato il giorno prima al detenuto. Gli incontri di Filippo con i genitori e il fratello non sarebbero stati molto frequenti negli ultimi tempi. "Rendersi conto di quello che ha fatto, non l'ergastolo, sarà la sua più grande condanna", dicono da Montorio.
Intanto, una busta con tre proiettili è stata recapitata mercoledì allo studio dell'avvocato Giovanni Caruso, difensore di Turetta, a Padova. Il legale nel prendere la corrispondenza ha aperto una lettera, dentro la quale c'erano tre cartucce. L'avvocato ha quindi contattato la questura che ha fatto intervenire presso lo studio agenti della squadra mobile, della digos e del gabinetto interprovinciale della polizia scientifica che hanno proceduto a ispezionale la busta da lettera, repertando anche le tre cartucce avvolte in un foglio di carta.
Dopo la lettera con i tre proiettili, per Caruso è stata disposta una misura di vigilanza. In seguito all'episodio, è stato convocato d'urgenza in Prefettura un comitato tecnico per l'ordine e la sicurezza pubblica, nel quale il prefetto Giuseppe Forlenza ha accolto le indicazioni del questore Marco Odorisio per la predisposizione di un servizio di vigilanza a tutela di Caruso, organizzato in tre aree: l'abitazione del legale, il suo studio, e l'istituto dell'Università di Padova dove Caruso è professore ordinario di diritto penale.
Giovanni Caruso si è recato in questura a Padova per presentare una denuncia scritta, dopo quella fatta a voce ieri, per la busta con tre proiettili. Secondo quanto si è appreso, il professionista è apparso molto scosso e preoccupato per l'escalation delle minacce nei suoi confronti ma è stato rassicurato dagli investigatori.
Caruso era stato oggetto di minacce già un anno fa dopo aver assunto il mandato di difensore di Turetta ricevendo una lettera in cui era esplicita l'intenzione di un pericolo della sua vita. In quel caso il legale non fece denuncia e non prese nemmeno in considerazione altre minacce nei social che lo riguardavano.