La storia ha commosso gli abitanti di Dicomano (il comune di 5mila abitanti in cui abitava la donna), che ora stanno pensando di adottare i ragazzi
Una 37enne ivoriana che abitava a Dicomano (Firenze), Annick Mireille Blandine, era finalmente riuscita a ottenere il ricongiungimento con i figli - Kady e Jean Loic, 18 e 17 anni - dopo un anno di tentativi e burocrazia, ma prima di riuscire a riabbracciarli è morta a causa di un infarto fulminante. La storia, raccontata su Facebook dal sindaco Stefano Passiatore e ripresa dal Corriere Fiorentino, ha commosso gli abitanti di Dicomano, che ora stanno pensando di adottare i ragazzi.
La storia - La donna non vedeva i figli dal 2014, cioè da quando aveva lasciato la Costa d’Avorio alla volta dell’Italia con l’obiettivo di costruire un futuro migliore per loro. "Annik era una giovane donna ivoriana che da un po’ di tempo si trovava in Italia. Una parte della famiglia si è stabilita a Perugia con il padre e il fratello; mentre lei, da sola, è venuta ad abitare a Dicomano. Annik si è impegnata molto sul lavoro perché aveva un obiettivo: ricongiungersi con i figli, Kady e Jean Loic, che si trovavano in Costa d’Avorio con il padre. Ha quindi deciso di fare il possibile per garantire un futuro migliore anche a loro. Grazie al duro lavoro, è riuscita a prendere in affitto una casa, rendendola accogliente in vista del ricongiungimento, con mobili e arredi acquistati nei negozi di usato", racconta Passiatore su Facebook.
"Un anno fa, Annik ha iniziato le procedure per il ricongiungimento che, sulla carta, richiedono 120 giorni. La burocrazia però ci ha messo del suo e non è riuscita a chiudere la pratica fino a quando alcune persone, che conoscevano Annik da anni come Cinzia e Marcella, hanno deciso di prendere a cuore la sua storia. Tramite il lavoro di un avvocato, è riuscita finalmente ad avere, dopo 12 mesi, il nullaosta al ricongiungimento. Ho ascoltato il messaggio che Annik ha inviato a Cinzia all’ottenimento del nullaosta: pochi minuti che ti fanno stringere il cuore. Una gioia autentica, un sogno realizzato anche se molto, troppo, tempo dopo. Annik è morta (il 28 novembre, ndr) per un malore due settimane dopo aver ricevuto il nullaosta e muore sola, senza essere riuscita a riabbracciare i figli perché ancora in corso le procedura in ambasciata. Ho parlato con Cinzia, che ringrazio di cuore, e con i familiari di Annik. Faremo il possibile perché Kady e Jean Loic possano avere quel futuro che sua madre aveva sognato per loro", conclude il sindaco.
"È straziante venire a sapere che una propria assistita, di 37 anni, è morta. Annik era una donna che da oltre un anno aveva chiesto il ricongiungimento con i propri figli che vivono in Costa D’Avorio. Annik, circa due mesi fa, mi aveva chiesto di sollecitare quella pratica e finalmente l'11 novembre scorso ha ottenuto il nullaosta al ricongiungimento. Ma ora Annik non c'è più e con lei se ne va anche il sogno di ricongiungersi con i figli che non vedeva da otto lunghi anni. Perché uno stato non può impiegare oltre un anno per un ricongiungimento familiare. Perché non può essere più veloce la morte di un diritto al ricongiungimento. Di una maledetta pratica che potrebbe essere chiusa in 30 giorni, senza tanto impegno o difficoltà. E che comunque per legge non deve durare più di 120 giorni. In nome di Annik e dei suoi figli dobbiamo fare in modo che lo Stato italiano non continui a mandare alle ortiche i sogni di tante mamme che vivono di sacrifici in nome di quel loro dolce sogno di garantire ai propri figli un futuro più dignitoso di quello che hanno vissuto sulla loro pelle. Nel mio piccolo, nel nostro piccolo, non mi dimenticherò di Annik. Nelle prossime settimane, lanceremo una class action contro questa barbarie, contro i sistematici e drammatici ritardi di prefetture e ambasciate nel consentire il ricongiungimento familiare. In nome di Annik", commenta l'avvocato Gennaro Santoro, dell'associazione Antigone, che stava aiutando Annick, al Corriere.