Incontro Mattarella-Pahor sul Carso triestino
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L'evento ha un grande valore: Pahor è il primo presidente di uno dei Paesi della ex Jugoslavia a commemorare le vittimeitaliane
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno Borut Pahor si sono incontrati a Basovizza, sul Carso triestino. E' la prima volta che il presidente di una nazione nata dalla disgregazione dell'ex Jugoslavia omaggia alle vittime italiane delle foibe. Il gesto è ricambiato cedendo la proprietà di un luogo simbolo dell'identità slovena, il Narodni Dom, che cent'anni fa, il 13 luglio 1920, venne incendiato dai fascisti.
Mano nella mano davanti alla foiba Un momento particolarmente toccante è stato quando i due presidenti si sono dati la mano, dopo essersi avvicinati alla corona di fiori che due corazzieri avevano deposto pochi istanti prima. Mattarella e Pahor hanno poi toccato ciascuno la corona e sono rimasti davanti all'ingresso della foiba in silenzio. Al termine, prima di risalire in auto i capi di Stato si sono fermati a parlare per qualche istante. Si stima che i partigiani jugoslavi abbiano gettato 2mila italiani tra militari e civili.
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Luogo simbolo e memoriale per i familiari delle vittime delle violenze del 1943-45, nel 1980 il pozzo di Basovizza, un pozzo minerario in disuso profondo circa 200 metri, con la foiba n.149 di Monrupino, fu classificato come monumento di interesse nazionale. La foiba fu poi dichiarata monumento nazionale l'11 settembre 1992.
"La storia non si cancella, serve responsabilità" - "La storia non si cancella, e le esperienze dolorose sofferte dalle popolazioni di queste terre non si dimenticano. Proprio per questa ragione il tempo presente e l'avvenire chiamano al senso di responsabilità". Lo ha detto Sergio Mattarella a Trieste davanti al suo omologo sloveno Borut Pahor, dopo la firma di un memorandum per la restituzione del Narodni dom, cento anni dopo l'incendio che lo distrusse. "A compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite da una parte e dall'altra l'unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimenti e rancore, oppure al contrario, farne patrimonio comune nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro - ha proseguito il presidente - Al di qua e al di là della frontiera, il cui significato di separazione è ormai per fortuna superato per effetto della comune scelta di integrazione nell'Unione europea, al di qua e al di là del confine sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro. In nome dei valori oggi comuni: libertà democrazia pace", ha concluso il Capo dello Stato.