Indagato per gli attentati nel Nord-est, l'ingegnere è stato completamente scagionato nel 2009. Aveva chiesto più di un milione di euro
Per anni il suo nome è stato associato a Unabomber, che terrorizzò il Nord-est con ordigni esplosivi per ferire le persone. Elvio Zornitta, l'ingegnere indagato e completamente scagionato nel 2009, ha avuto dai giudici un risarcimento di 300mila euro. Ne aveva chiesto poco più di un milione. "Sono pochi", spiega il 65enne. Contro di lui furono fabbricate prove false e, per questo, condannato un poliziotto.
Se in ambito penale la vicenda è chiusa da anni, quello civile è aperto davanti alla magistratura di Venezia. "Abbiamo chiesto il risarcimento per inadempienza dello Stato. Come dipendente del ministero, Zernar (il perito che alterò le prove) ha tradito il suo ruolo mettendo Zornitta sulla graticola di un'accusa infamante", spiega il legale Maurizio Paniz al Corriere della Sera.
Le brutte notizie per l'ingegnere intrappolato nel caso Unabomber non sono finite. Infatti a opporsi alla decisione dei giudici è stata anche l'Avvocatura perché, a suo dire, la somma di 300mila euro è elevata. Per Paniz, infatti, il risarcimento indicato dal Tribunale lagunare è "in misura eccessivamente contenuta rispetto alla gravità del fatto", ed è ricorso alla Corte di Appello. Così come troppo blanda sarebbe per il legale la condanna di Zernar: "Se non fossimo riusciti a scoprire la manomissione, forse Zornitta sarebbe ancora nelle carceri".
Contro Zernar, spiega ancora l'avvocato, non sono riusciti a rivalersi se non per una cifra irrisoria, intorno ai 30 euro. L'agente, infatti, ha venduto i suoi beni e si è separato dalla moglie.
Caso Unabomber, mistero irrisolto - Dopo anni di indagini, decine di investigatori riuniti anche in pool, e una ventina di magistrati, non è stato risolto il caso di Unabomber e dei tanti tubi esplodenti in luoghi di transito e, in una seconda fase, prodotti di consumo, anche alimentari, che scoppiavano causando danni (ma non la morte) a chi li maneggiava. A esaminare la montagna di reperti e documenti accumulati durante le indagini furono ben quattro procure (Pordenone, Udine, Treviso, Venezia e Trieste). Sono 34 gli attentati attribuiti al misterioso Unabomber dal 1994 al 2006 tra Veneto e Friuli Venezia-Giulia.
La prova regina manipolata - Zornitta fu presto sospettato, indagato e, dopo anni di calvario, scagionato. Nel 2014 la svolta: la scoperta della manipolazione da parte di un ispettore di polizia, di un lamierino trovato in un oggetto inesploso. Vengono sequestrate un paio di forbici, le cui lame risultano compatibili con i tagli trovati su un lamierino rinvenuto nell'ordigno nell'inginocchiatoio della Chiesa di Sant'Agnese a Portogruaro il 2 aprile del 2004. Unabomber sembra smascherato, anche perché gli attentati finiscono. Ma la perizia richiesta dall'avvocato difensore di Zornitta, dimostra come il lamierino sia stato tagliato con le stesse forbici, in un momento successivo, dopo il sequestro delle forbici nell'appartamento di Zornitta. Questo avrebbe sancito la condanna per Zornitta. Ezio Zernar, l'ispettore, esperto in balistica, fu condannato nel novembre 2014 dalla Prima sezione penale della Cassazione a due anni di reclusione.
Il ricordo di una vittima - Francesca Girardi, di 28 anni, nel 2003, a 9 anni, giocando con un amichetto sul greto del Piave, raccolse un evidenziatore giallo che esplose: perse un occhio e tre dita di una mano. Oggi racconta della presenza di un uomo sul greto: "Ce l'ho impresso nella memoria da vent'anni. Brizzolato, con i capelli corti, occhiali e una camicia colorata, di quelle hawaiane. Mia madre si era accorta che un estraneo girava. Lui era lì, ci guardava giocare e ha scelto proprio noi". La donna è sicura di quello che ha visto e di chi le ha rovinato la vita: "Non si è trattato di un incidente o di una disgrazia, ma di un atto voluto".