IL CASO

Gallarate, il sindaco "spedisce" i migranti a Milano: scoppia la polemica

Il primo cittadino del capoluogo lombardo Sala: "Una provocazione". E la prefettura meneghina "chiama" quella di Varese

21 Mar 2018 - 20:23
 © facebook

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Sarebbe arrivato a tirar fuori di tasca propria i soldi per i biglietti del treno, il sindaco leghista di Gallarate Andrea Cassani, per mandare dodici gambiani, a cui è stato revocato il diritto d'accoglienza, a Milano. O, come ha scritto lui stesso su Facebook, non senza ironia, per agevolare "il loro viaggio verso metropoli più accoglienti e con più opportunità di Gallarate".

Una scelta (una "liberazione" come ha detto lui stesso in un video sul social network) che ha scatenato le polemiche, con tanto di richiesta di scuse ufficiali da parte del Comune di Milano che ha invocato l'intervento della Prefettura. Ma anche con altri sindaci tentati di seguire le sue orme, come a Domodossola, nel Verbano, dove il sindaco Lucio Pizzi ha invitato la cooperativa La Bitta, che ospita alcuni rifugiati, a spostarli altrove perché "la città vuole accogliere turisti, non migranti".

Quella del sindaco di Gallarate è "una provocazione", ha commentato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, spiegando che "qualcuno fa la sua parte, altri no e questo è spiacevole". È una "modalità allucinante", ha aggiunto l'assessore alle politiche sociali di Milano Pierfrancesco Majorino spiegando che alcuni dei rifugiati sono stati recuperati in strada e "per evitare che divengano dei nuovi senzatetto, abbiamo deciso di ospitarli in strutture d'emergenza". "Ora - ha aggiunto - attendiamo fiduciosi che la Prefettura si faccia immediatamente carico della gestione dell'accoglienza dei migranti mettendo ordine e che il sindaco di Gallarate ci chieda scusa". Secondo il segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi (poi ripreso sui social anche da Matteo Salvini) bene ha fatto Cassani a pagare il biglietto ai migranti, mentre "in questi casi per il Viminale la soluzione è lasciare i clandestini, senza mezzi e risorse, in strada".

La prefettura di Milano ha chiesto l'interessamento di quella di Varese, dato che Gallarate è nel varesotto per evitare che si ripetano episodi simili. A causa della chiusura di un centro gestito dalla Kb srl, una sessantina di rifugiati è stata spostata in pullman a Bresso. Dodici però non avevano piu' diritto all'accoglienza, anche se, ha spiegato Cassani, "hanno comunque un permesso di soggiorno e possono rimanere sul territorio italiano. Sono liberi di andare dove ritengono più opportuno e fintanto che la commissione non valuterà la loro richiesta di asilo non potranno essere espulsi".

"La loro volontà - ha concluso il sindaco - era quella di andare a Milano, città che indubbiamente offre loro più possibilità della nostra Gallarate. Nessuno li ha costretti ad andarsene altrove e i biglietti se li sono comprati loro".

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