Tra le soluzioni proposte dai giudici per risolvere il contenzioso in atto da anni tra i proprietari dell'area e il Comune c'è anche l'abbattimento
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Il Tribunale di Gela, voluto nel 2007 dall'allora sindaco Rosario Crocetta, a distanza di dieci anni rischia di essere demolito perché "abusivo". Dal giorno in cui sono state posate le prime pietre, infatti, è in atto una battaglia legale tra i proprietari dell'area espropriata ed il Comune. Dopo vari ricorsi al Tar e al Cga, i giudici amministrativi hanno indicato tre strade per arrivare a una soluzione: se entro la fine dell'anno non verrà raggiunto un accordo, si procederà all'abbattimento.
L'area su cui sorge il Palazzo di giustizia si trova accanto alla raffineria dell'Eni ed è di proprietà delle famiglie Calafiore e Sciascia, molto conosciute in città. Già nel 2007, quando il Comune aveva avviato il primo esproprio del terreno riconoscendo un indennizzo, i privati erano ricorsi al Tar vincendo in primo e secondo grado. Pare, infatti, che le procedure fatte dall'amministrazione per l'espropriazione dell'area fossero state illegittime.
Con il passare degli anni le beghe continuano. Il Consiglio di giustizia amministrativa stabilisce che i privati hanno diritto a un risarcimento e viene nominato un commissario che, attraverso la perizia di un consulente, stima in 7 milioni la cifra del risarcimento: 3,5 milioni per il valore dell'area e altri 3,5 milioni per il danno subito da un'occupazione "illegittima". Una cifra che il Comune non possiede.
La volontà dei proprietari è comunque un'altra: chiedono infatti che gli venga restituito il terreno in toto. A dare l'aut aut lunedì scorso è stato il Cga che, ricorrendo ad una sentenza del Consiglio di Stato del 2016, ha indicato tre strade per giungere finalmente a una conclusione: un accordo tra le parti, un nuovo esproprio che avrebbe comunque dei costi (stimati in almeno 3 milioni) o, in extremis, la demolizione del Palazzo di Giustizia con anticipo delle spese a carico dei ricorrenti. La decisione, comunque, dovrà arrivare entro l'anno.